Sanità privata, petizione per il contratto

Sono passati ormai 12 anni dall’ultimo rinnovo contrattuale della sanità privata.
Sono stati anni di lavoro appassionato e di impegno da parte di infermieri, operatori socio sanitari, fisioterapisti, amministrativi e tecnici per garantire il diritto alla salute ai cittadini. Sono stati anni di sacrifici per molti lavoratori che hanno visto le proprie retribuzioni perdere potere d’acquisto in misura molto importante.

Da un anno sono aperte formalmente le trattative per il rinnovo del contratto nazionale del settore: un tavolo riconquistato con impegno e non senza difficoltà dalle rappresentanze sindacali. Eppure non si riesce ad arrivare a una quadra, in particolare sulla parte economica che aprirebbe la strada alla definizione anche della parte normativa.

Per questi motivi le categorie delle funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil  hanno chiamato nuovamente i lavoratori alla mobilitazione. Giovedì 30 gennaio si terrà un presidio davanti al palazzo di Regione Lombardia. Nel frattempo le organizzazioni dei lavoratori si fanno sentire anche sul territorio. A Lecco è stato organizzato un presidio il 21 gennaio dalle 8 alle 10 di fronte alla Clinica Mangioni. A Monza, si terrà il 24 gennaio dalle ore 10 alle ore 12 davanti alla Clinica Zucchi.

Nell’occasione sarà lanciata una petizione tra i cittadini per sostenere le rivendicazioni dei lavoratori del comparto. «La petizione – spiegano Nicola Turdo e Franca Bodega, Fp Cisl Mbl – è uno strumento importante. Non possiamo permettere che i lavoratori di un comparto così importante come quello della sanità privata rimangano senza contratto. Ne va della qualità delle prestazioni in un settore che ci tocca così da vicino. Per questo invitiamo tutti a firmare e a sostenere i lavoratori nella loro lotta».

«Nessun lavoratore pubblico o privato ha mai aspettato così a lungo il rinnovo contrattuale – sostiene Lucia Pezzuto, segretaria della Cisl Fp -. Le retribuzioni sono ferme a 12 anni fa e persino il sistema di tutele e di diritti, ovviamente, non è più adeguato alle necessità e alla situazione attuale».