Calolzio, no alle norme xenofobe

Lunedì 8 aprile, il consiglio comunale di Calolziocorte (Lc) ha approvato un regolamento con cui istituisce le zone rosse e le zone blu, in cui l’apertura di un centro di accoglienza è rispettivamente vietato o ammesso. Secondo questo regolamento, a meno di 150 metri lineari dalle nuove zone rosse – in cui è stata divisa la cittadina – non potranno trovarsi strutture che accolgono le persone che richiedono asilo. Nella cartina allegata al provvedimento appena approvato gli spazi sono colorati e cerchiati in una sorta di piano regolatore che delimita la possibilità o meno in futuro di aprire centri di accoglienza per i profughi. Il firmatario del testo che per la prima volta è stato presentato in Commissione a luglio 2018 e poi ha subito piccole modifiche è lo stesso sindaco di Calolziocorte, Marco Ghezzi. Pubblichiamo il testo del Coordinamento «Noi Tutti Migranti» che stigmatizza il provvedimento.

Il Coordinamento «Noi Tutti Migranti» di Lecco esprime la più ferma condanna e sdegno per la decisione del Comune di Calolziocorte di approvare il Regolamento Comunale per le strutture di accoglienza per i migranti, che introduce limitazioni, distanze e luoghi sensibili per le nuove eventuali collocazioni di Centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo, e che di fatto afferma una ghettizzazione inaccettabile ed ingiustificabile nei confronti di queste persone.

Ancora una volta si tenta di accostare il tema dell’immigrazione con quello della sicurezza, una equiparazione che ignora dati statistici e anche le importanti e positive esperienze locali, anche all’interno dello stesso comune, che la smentiscono nel modo più assoluto.

L’individuazione poi di zone rosse e blu e di luoghi sensibili coincidenti con scuole, oratori e biblioteche, con una dichiarata equiparazione al regolamento per le macchinette del gioco d’azzardo appare ancora più fuori luogo, offensiva e irrispettosa della dignità che ogni persona ha in quanto essere umano.

Perché tenerli lontani da questi luoghi? Sono contagiosi? Disturbano l’estetica ambientale o si allude ancora ad un potenziale criminale insito nella condizione di migrante?

Un regolamento siffatto non rispetta i principi stabiliti nella nostra Costituzione; appare invece chiaramente come un’operazione propagandistica, che strizza l’occhio al dilagare di posizioni politiche e concrete azioni, sempre più caratterizzate da razzismo e xenofobia, e si espone ai rilievi delle norme antidiscriminatorie.

La vicina ricorrenza del 25 aprile, che ha sancito con la Resistenza la vittoria della democrazia sul nazifascismo, ci rammenta che è dovere di tutti rispettare queste radici e farle vivere: uomini, donne e a maggior ragione, istituzioni che si chiamano democratiche, se non vogliono venir meno alla loro funzione ed essere le prime a tradirli.

Per questo il comitato noi tutti migranti chiede con forza la cancellazione immediata del regolamento comunale che macchia in modo irreparabile il lavoro decennale svolto dal territorio complessivo sui temi dell’accoglienza e della creazione della comunità.