«NO AI TAGLI AI PATRONATI!»

Cgil, Cisl, Uil e Acli si oppongono ai tagli degi finanziamenti ai Patronati. «È un provvedimento inutile – sostengono – perché rappresenterebbe un aggravio di costi per lo Stato». Lunedì 3 a Monza si terrà un volantinaggio davanti alla sede Inps e martedì 4 a Lecco una conferenza stampa spiegherà agli operatori dei media le conseguenze del provvedimento.

Lunedì mattina alle ore 10,30 si terrà davanti alla sede dell’Inps di Monza (via Morandi 2), l’Inas Cisl organizzerà un volantinaggio (leggi il testo del volantino) per protestare contro i tagli alle risorse dei patronati previsti nella Legge di Stabilità. Per martedì 4 novembre 2014 (ore 11) presso la sala incontri della Cisl a Lecco (via Besonda 11) è convocata una conferenza stampa nella quale i responsabili dei patronati Inas, Inca Cgil, Ital Uil, Acli e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil territoriali spiegheranno agli operatori dei media gli effetti del provvedimento. Effetti che si prevedono durissimi. «Il taglio di 150 milioni di euro e la riduzione del 35% dell’aliquota previdenziale destinata ad alimentarlo – è scritto in un comunicato dell’Inas – non costituiscono un risparmio per nessuno. Lo 0,226% dei contributi sociali versati da circa 21 milioni di lavoratori oggi assicura a oltre 50 milioni di persone la possibilità di usufruire dei servizi gratuiti dei patronati». Per svolgere lo stesso lavoro, calcola l’Inas, la Pubblica amministrazione dovrebbe aprire e gestire seimila nuovi uffici permanenti e aumentare gli organici di oltre cinquemila persone. Il costo complessivo per la Pubblica amministrazione sarebbe di 657 milioni di euro.
Tra le altre iniziative per protestare contro i tagli, il 29 ottobre è stata lanciata una petizione per raccogliere le firme dei cittadini e delle cittadine per chiedere al Governo modifiche sostanziali della norma. Inoltre il Centro patronati, insieme a Coordinamento istituti di patronato e di assistenza sociale e al Coordinamento dei patronati di assistenza sociale, hanno inviato una lettera a Giorgio Napolitano, chiedendo che il Presidente della Repubblica valuti con attenzione «le ragioni di costituzionalità e di merito» del provvedimento.