Fontana, il premio della discordia

Il premio di risultato alla fine c’è, ma è un quarto di quello ricevuto lo scorso anno. È stata questa la motivazione che ha spinto questa mattina, lunedì 7 giugno circa 350 lavoratori della Fontana Pietro di Calolzio a incrociare le braccia. Uno sciopero che può definirsi «storico» visto che è il secondo nella storia dell’azienda lecchese, leader nella produzione di stampi per le più prestigiose case automobilistiche come Ferrari, McLaren e Lamborghini.

«Il premio di risultato riconosciuto quest’anno – spiega Eliana Dell’Acqua, Fim Cisl Mbl – è di molto inferiore alle aspettative dei lavoratori. Tre anni fa avevamo firmato un accordo che prevedeva un premio sulla base di alcuni parametri. Prevedeva inoltre un intervento sull’organizzazione del lavoro. Intervento che però non è mai stato fatto e da questo dipende, in gran parte, anche il premio così basso».

Presenti alla manifestazione, i rappresentanti di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil e i membri della Rappresentanza sindacale unitaria. Tutti hanno puntato l’accento sul fatto che la presa di posizione dei lavoratori non si limita alla questione, seppur spinosa, del reddito di risultato, ma sul tavolo ci sono le condizioni di lavoro. «Bagni fatiscenti, risparmi sul vestiario aziendale e sul cibo serviti in mensa – osserva Eliana Dell’Acqua -. Il premio è solo la punta dell’iceberg di un disagio diffuso».

«I lavoratori – continua Eliana Dell’Acqua – nell’anno caratterizzato dalla pandemia non hanno mai fatto mancare il proprio impegno anche in condizioni difficili, anche quando il virus mieteva vittime e noi non sapevamo cosa ci aspettava, cosa avremmo portato a casa alle nostre famiglie». Dopo sei settimane di cassa integrazione effettuate dai lavoratori nel 2020, sono state effettuate anche tantissime ore di straordinario, compresi 21 sabati lavorati.