“Sostenete la democrazia in Birmania”

In Birmania deve tornare la democrazia. Deve cessare la dittatura dei militari. A sostenerlo, Khaing Zar Aung, sindacalista birmana della Confederation of Trade Unions of Myanmar, intervenuta alla prima giornata del III Congresso della Fim Cisl Monza Brianza Lecco che si è tenuta oggi a Villasanta.

Khaing Zar non può più vivere nel suo Paese. La sua attività sindacale la esporrebbe al rischio della prigione e delle torture. Vive in Germania come rifugiata, ma non ha cessato di combattere per i lavoratori e le lavoratrici birmane. «Quando ho iniziato a lavorare il Myanmar era sotto il giogo di una dittatura – ricorda -. Le condizioni di vita e di lavoro erano terribili. Era diffuso il lavoro forzato che si configurava come un’autentica schiavitù». La giovane Khaing Zar è impiegata in una ditta tessile dove entra la mattina alle 6 ed esce alla sera alle 11. Guadagna pochissimo e non ha alcuna forma di assistenza previdenziale e sanitaria. «Mi chiedevo il perché di questo lavoro massacrante e di questa paga misera – continua -. In Thailandia, dove mi ero rifugiata, ho conosciuto il sindacato e lì, grazie alla Cisl ho seguito la mia prima formazione». Una formazione che le è stata utile una volta abbattuta la dittatura e ripristinata la democrazia. «La democrazia – prosegue – ci ha permesso di lavorare per migliorare i diritti dei lavoratori. Abbiamo aumentato il salario minimo. Eliminato il lavoro forzato. Introdotto maggiori diritti per le donne».

Nel febbraio 2021 però un nuovo golpe sembra aver portato indietro l’orologio. «Sono tornati al potere i generali – osserva -. La democrazia è stata smantellata. Anche i diritti dei lavoratori sono stati, pezzo per pezzo, distrutti. Si è formata un’alleanza tra militari e imprenditori che ha riportato la situazione a dieci anni fa. Non esiste più il diritto di sciopero. È tornato il lavoro forzato. Non ci sono più garanzie». I cittadini si ribellano, ma la repressione è dura.

«La comunità internazionale – conclude Khaing Zar – deve sostenere il Governo di unità nazionale in esilio e l’Alleanza per il lavoro del quale il sindacato fa parte e rappresenta una alternativa democratica e non violenta. Le organizzazioni internazionali devono promuovere le sanzioni economiche per colpire gli interessi dei militari (che trovano un appoggio nella Cina). La dittatura deve finire. Il Myanmar deve tornare una democrazia».