Infortuni, calo pieno di incognite

Nel 2021 sono calati gli infortuni sul lavoro rispetto al 2020. A sostenerlo è l’Inail nel suo rapporto annuale pubblicato a febbraio. «La diminuzione è un dato positivo – osserva Roberto Frigerio della segreteria Cisl Monza Brianza Lecco -. Non dobbiamo però illuderci. I numeri sono ancora alti e dobbiamo lavorare ancora molto per riuscire a contenere un fenomeno che è ancora ben presente nel nostro territorio».

Nell’anno appena trascorso in Lombardia si sono registrati 103.823 infortuni, contro i 112.332 del 2020. Anche nel 2021 la maggior parte di essi è concentrata nel settore «industria e servizi» con 88.608 casi contro i 102.518 dell’anno prima. Salgono invece nel comparto agricolo (2.382 contro 2.248) e in quello del pubblico impiego (12.833 contro i 7.566). Fortunatamente si è ridotto anche il numero degli infortuni mortali che sono calati da 256 nel 2020 a 164 nel 2021.

A livello territoriale si assiste alla stessa tendenza. Nella provincia di Monza e Brianza si sono registrati 7.315 infortuni nel 2021 contro i 7.709 del 2020 con quattro incidenti mortali contro gli otto dell’anno precedente. Nella provincia di Lecco nel 2021 gli infortuni sono stati 3.376 contro i 3.204 dell’anno precedente. Quelli mortali quattro contro i 10 del 2020.

Di fronte a questa situazione com’è possibile intervenire? Secondo Frigerio, bisogna muoversi su due fronti: controlli e formazione. Dal lato dei controlli, non giungono però buone notizie. L’Ats ha comunicato alle organizzazioni sindacali di voler incorporare il Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro a Monza chiudendo le sedi di Ornago e Desio. «Non solo l’organico è sempre più ridotto e non viene sostituito a causa del blocco del turn-over – osserva Frigerio -, ma l’accorpamento delle sedi rischia di rallentare l’attività ispettiva che non potrà più contare su sedi e un legame diretto sul territorio, ma dovrà spostare di volta in volta personale nelle aziende da Monza alla Brianza».

Criticità ci sono anche sotto il profilo della formazione. «La formazione è essenziale – continua -, ma è difficile controllare se i corsi vengono fatti e i loro contenuti sono veramente recepiti. Come sindacato, noi verifichiamo l’attuazione di percorsi di formazione nelle aziende dove sono presenti le Rsu. Ma altrove? Sarebbe necessario introdurre momenti di verifica che possono essere fatti dall’Ats,ma anche dalle organizzazioni sindacali. La formazione poi dev’essere indirizzata a un’educazione alla sicurezza. I lavoratori non devo sentirsi a disagio se rispettano le norme. Le norme devono cioè diventare comportamenti sentiti dai lavoratori perché sono esse che permettono di salvare vite e risparmiare infortuni». Sul lato normativo, le organizzazioni sindacali chiedono più severità. «Non è possibile che in un comparto così colpito dagli infortuni come l’edile – sottolinea Frigerio – sia possibile aprire una società con pochi passaggi burocratici e pochi controlli. Servono regole più stringenti che favoriscono maggiori controlli».

Anche l’attuale ripresa economica sta incidendo molto sulla sicurezza. «La ripresa economica è positiva – conclude Frigerio -, ma troppo spesso per rispondere agli ordini in crescita si passa sopra alla sicurezza. Troppi lavoratori vengono impiegati con mansioni non proprie, troppi sono costretti a lavorare in velocità. Molti poi non indossano i dispositivi necessari. Tutto ciò innesca un vortice che porta a incidenti. Alcuni, purtroppo, mortali».

Enrico Casale