Servizi di salute mentale, situazione drammatica

Mai come in questi ultimi due anni il tema della salute mentale è stato protagonista di riflessioni, confronti tra gli attori del welfare locale e le istituzioni sanitarie. La pandemia, ma soprattutto il lockdown che ne è seguito, ci ha messo di fronte al dramma dell’isolamento, molte delle attività che ci tenevano attivi sono state interrotte, e molti cittadini/e hanno sperimentato episodi depressivi e ansiogeni. Per non parlare delle conseguenze su minori e adolescenti per i quali si è parlato più volte di una seconda emergenza sanitaria dovuta all’impatto traumatico sullo stato psicologico, a seguito dell’interruzione della frequenza scolastica, delle attività all’aperto e delle occasioni di contatto sociale coi coetanei.

Gli sportelli del Sindacato dedicati al Disagio Lavorativo hanno registrato molteplici accessi dovuti all’insorgere di problematiche legate alla salute mentale tra i lavoratori e lanciano un allarme “le conseguenze della pandemia sulla salute della parte più giovane della popolazione, ma non solo, avranno sicuramente una portata devastante che dovrà essere assorbita da una rete di servizi dotata di risorse e competenze”.

In un contesto di questo tipo, il discorso pubblico, gli studi e le evidenze determinate dai servizi stessi non hanno fatto altro che sottolineare l’esigenza di dover aumentare, rafforzare e diffondere, soprattutto sul territorio, i servizi dedicati alla salute mentale.

“Purtroppo però in Brianza sta avvenendo esattamente l’opposto” denunciano unitariamente i Sindacati CGIL CISL UIL Monza Brianza, “I servizi della salute mentale sono cronicamente a corto di risorse e personale ed apprendiamo la drammatica notizia della chiusura del reparto di Psichiatria (SPDC) dell’ospedale di Desio, che sembra essere il colpo finale. Fino ad oggi le maggiori carenze di personale sembravano colpire soprattutto i servizi territoriali di psichiatria (Centri Psico Sociali) e per questo non abbiamo mai smesso di chiedere l’adeguamento degli organici e delle risorse (almeno fino al 5% del bilancio sanitario complessivo, così come concordato anni fa con la stessa Regione Lombardia).”

“Mancano le risorse, mancano le professionalità. Il territorio si è impoverito, i servizi vengono ridotti o chiusi nella peggiore delle ipotesi. Regione Lombardia non sembra avere coscienza del problema. Una Regione che vanta un sistema sanitario di eccellenza ma che non riesce a tenere aperti dei  servizi fondamentali, soprattutto in questo particolare momento storico.” proseguono i responsabili sindacali. “Si parla tanto di Case di Comunità, di servizi di prossimità, ma com’è possibile in questo momento determinare una reale svolta della rete territoriale dei servizi se i pochi che ci sono vengono chiusi per mancanza di investimenti? Le Organizzazioni Sindacali confederali e i Sindacati dei pensionati da sempre lottano sui territori per garantire il mantenimento dei servizi sociali e sanitari territoriali, in una Regione che al contrario da anni ha puntato tutto sull’ospedale nel mezzo di un deserto di servizi.”