Long Term Care, definiamo il nostro futuro

La gestione della non autosufficienza è una sfida non più rimandabile

Dopo due anni di fermo per Pandemia sono ripartiti gli appuntamenti con “I Venerdì della Cisl Monza Brianza Lecco” il ciclo di incontri su temi di attualità – promosso dalla Segreteria CISL Monza Brianza Lecco – che dal 2016 ci accompagna nell’azione sindacale, fornendoci elementi di approfondimento preziosi per una analisi più chiara del contesto sociale, economico e culturale che ci circonda.

Non a caso siamo ripartiti con un tema – il Long Term Care (le cure a lungo termine) – legato alla sanità che proprio in questi anni di emergenza pandemica ha dimostrato tutti i suoi limiti sia in termini di risposta immediata all’emergenza sia in termini di programmazione.

Ne abbiamo parlato con Pierluigi Rancati, Segretario Usr Cisl Lombardia, Ermanno Cova Responsabile del Dipartimento Politiche del lavoro USR CISL Lombardia e Tiziana Tafaro, Presidente Nazionale dell’ordine degli Attuari.

“In un’Italia che invecchia a ritmi sostenuti, una delle sfide più grandi che il nostro Sistema deve affrontare è la gestione della non autosufficienza” ha spiegato Mirco Scaccabarozzi Segretario Generale CISL Monza Brianza Lecco, introducendo l’incontro. “Ad oggi l’Italia risulta in vetta alla classifica degli stati dell’Unione Europea con più over 65 anni, circa 14 milioni in totale, pari al 23% della popolazione. Un dato che, secondo le stime, diventerà il 34% entro il 2050. In pratica un cittadino su tre sarà anziano, con tutto il correlato che questa condizione comporta, specie al termine di un’esistenza. Nella fascia degli anziani over 75 anni i nuclei famigliari saranno composti in larga parte da coppie senza figli e nella fascia dei grandi anziani, sopra gli 85 anni, da persone sole. Le pensioni saranno più basse, sia per la riduzione del rapporto tra attivi e pensionati, sia per lo spostamento del traguardo pensionistico.”

A Lecco e Monza la situazione non è migliore. L’analisi dei dati dell’anno 2021 è in linea con i dati nazionali” ha continuato Scaccabarozzi “Nella Provincia di Lecco ogni 100 giovani ci sono 185 anziani, a Lecco città addirittura 216. Nella Provincia di Monza l’indice di vecchiaia è leggermente più contenuto ma parliamo comunque di 167 anziani ogni 100 giovani, dato che si alza a 190 se prendiamo in considerazione la città di Monza”.

Sullo stato dell’arte delle politiche per la non autosufficienza si è espresso Pierluigi Rancati, Segretario CISL Lombardia “Il trend di invecchiamento della popolazione e il processo di atomizzazione delle famiglie colgono impreparato il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Manca una misura universalistica che sollevi le famiglie dall’onere di occuparsi dei familiari non autosufficienti e forme di residenzialità innovative, a metà tra il domicilio e la RSA. “Dobbiamo puntare di più sulla prevenzione, moltissime malattie croniche e tumori sarebbero evitabili con semplici controlli programmati”.

Come prepararsi quindi ad affrontare le necessità che una società prevalentemente anziana richiede? È cruciale quindi capire come riformare il nostro sistema di Long Term Care (LTC), ovvero l’insieme dei servizi dedicati alla cura e all’assistenza degli anziani non autosufficienti. Soprattutto alla luce della pandemia da Covid-19, che ha acceso l’attenzione su questo tema, e delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che offrono opportunità di investimento inedite sul fronte sociale e sociosanitario.

Ma è abbastanza chiaro che nonostante i fondi del PNRR il nostro sistema sanitario pubblico non riuscirà ad adeguarsi alla richiesta di assistenza e di posti letto che le proiezioni ci restituiscono andando sempre più a gravare sulle famiglie. Oggi la spesa pubblica destinata alla Long Term Care vale circa 29,3 miliardi di euro, pari all’1,7% del Pil del 2017, e potrebbe aumentare fino al 2,5% del Pil entro il 2070. Alla spesa pubblica occorre aggiungere circa 10,7 miliardi di euro di spesa privata (al netto di 12,483 mld di indennità di accompagnamento che porterebbero la spesa complessiva a più di 23,1 mld) sostenuta dalle famiglie prevalentemente per assistenza domiciliare e residenziale.

Per cogliere l’occasione della riforma prevista dal PNRR attraverso l’elaborazione di proposte operative è nato quindi, a luglio 2021, il Patto per un nuovo Welfare sulla non auto sufficienza, costituito una molteplicità di attori della società civile, fra cui la FNP, la categoria dei pensionati CISL.

Il 1° marzo 2022 il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” ha pubblicato le sue proposte per riformare il settore della Long Term Care in Italia con l’istituzione di un Sistema nazionale di assistenza agli anziani non autosufficienti che, attraverso uno stretto coordinamento fra Stato, Regioni e Comuni, definisca un percorso unico e chiaro ed integri le prestazioni sanitarie e quelle sociali a favore degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie. Inoltre, la riforma propone una nuova governance delle politiche per la non autosufficienza, affidata al Sistema nazionale assistenza anziani (Sna), che punti a costruire una filiera di risposte, che siano differenziate e complementari tra loro: servizi residenziali, semiresidenziali, domiciliari, trasferimenti monetari, adattamenti delle abitazioni, sostegni ai caregiver familiari e alle assistenti familiari (badanti). È necessario semplificare l’accesso degli anziani all’assistenza pubblica ed evitare che le famiglie debbano – come oggi accade – peregrinare tra una varietà di sportelli, luoghi e sedi”

Il previsto Sistema Nazionale Assistenza agli Anziani dovrebbe consentire, secondo le 46 organizzazioni che fanno parte del Patto, l’introduzione di un Secondo Pilastro Integrativo, un Fondo con funzione complementare rispetto alle prestazioni assicurate dal Servizio Sanitario Nazionale che erogherà prestazioni sanitarie e assistenziali a favore di soggetti che non sono più in grado di svolgere una vita autonoma.

Ermanno Cova del dipartimento politiche del lavoro della CISL Lombardia e Tiziana Tafaro, Presidente nazionale dell’ordine degli attuari ci hanno spiegato nei dettagli la natura di questo Fondo e come funzionerà. “Il Fondo nasce con la logica delle tutele collettive, si accantona per solidarietà fra generazioni” ha spiegato Cova. “Sarà finanziato mediante risorse di tipo privato con l’adozione di logiche mutualistiche e solidaristiche. L’obiettivo è costruire un modello che garantisca i principi di equità e solidarietà nell’accesso all’assistenza. A tal fine, l’attivazione di un Secondo Pilastro prevede l’introduzione di forme di copertura anche per i lavoratori autonomi e per le altre forme di lavoro attualmente non ricomprese nei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro (CCNL), così come l’adesione di carattere individuale e volontario da parte di soggetti che si sono ritirati dal mercato del lavoro.  La gestione ad adesione collettiva prevedrà un contributo medio generale a carico del datore di lavoro indipendente dall’età”.

“Il Fondo provvederà al rimborso delle spese mediche sostenute” ha spiegato Tiziana Tafaro “alla corresponsione di un capitale o di una rendita per compensare almeno in parte la perdita della capacità di produrre reddito e all’erogazione di servizi socio-sanitari. L’onere dell’accertamento della non autosufficienza è demandato all’INPS, l’accertamento della non autosufficienza farà sorgere il diritto al pagamento delle prestazioni. Le prestazioni verranno erogate a “Vita Intera” quindi dal passaggio allo status di “non autosufficiente” fino a quando il soggetto permane in tale stato. A differenza da quanto propongono alcune polizze assicurative non vi è limite di età massima della copertura: il rischio di non autosufficienza si intende coperto per qualsiasi soggetto senza distinzione di età all’ingresso in copertura ed in riferimento a tutta la vita lavorativa e post-lavorativa.”

Costruire tutele di nuova generazione, costruire welfare, non è solo un fatto economico ma una diversa idea dello stare insieme e di pensare il futuro secondo il concetto della sostenibilità sociale. La realizzazione del Fondo rappresenta la sfida di una nuova rappresentanza, che si sposta dall’io offerto dal mercato al noi della rappresentanza collettiva diminuendo di dieci volte i costi.

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