Giornata della memoria – il violino della Shoah

Durante il viaggio del 2017 del Treno per la memoria , organizzato annualmente da CGIL CISL UIL Lombardia,  i partecipanti hanno potuto godere delle note di quello che è stato soprannominato il violino della Shoah. Nel giorno dedicato alla memoria vogliamo regalarvi un momento di riflessione accompagnata dalle note di quel violino….  video – Il violino della Shoah

 

La storia del violino della Shoah

La scrittrice Anna Lavatelli nel suo libro “Il violino di Auschwitz”  evidenzia : “Carutti subito si accorge che è un violino molto particolare: ha una stella di Davide incisa sul retro della cassa e all’interno c’è un cartiglio con delle note musicali, una scritta in tedesco e il numero 168007, che scopre essere stato il numero di matricola ad Auschwitz di Enzo Levy Segre.

Piano piano riesce a ricostruire tutta la storia. La famiglia di Enzo fu costretta, a causa delle leggi razziali, a fuggire da Torino per rifugiarsi nella Villa Truffini di Tradate, dove vennero ospitati dagli Sternfield e dove attendevano l’occasione di fuggire in Svizzera.

Qui però, il 12 novembre 1943, Enzo, la sorella Eva Maria e la mamma Egle furono arrestati dai tedeschi, mentre il padre Edgardo si salvò. Eva Maria decise di non abbandonare il suo amato violino e lo portò con sé. I tre vennero portati a San Vittore, dove rimasero fino al 6 dicembre 1943, quando vennero deportati al campo di concentramento di Auschwitz. Solo i due fratelli superarono la selezione, ma furono costretti a separarsi. Eva Maria, proprio grazie al suo violino, fu portata a Birkenau, dove entrò a far parte di un’orchestra femminile.

Enzo, invece, fu destinato a Monowitz dove lavorò per un’azienda produttrice di gomma sintetica. Eva Maria perse la vita nel campo di sterminio, probabilmente nella seconda metà del 1944, mentre Enzo riuscì a salvarsi e, soprattutto, a recuperare il violino della sorella. Tornato a Torino dopo la liberazione, Enzo si tolse la vita, ma non prima però di aver fatto restaurare il violino. Il liutaio a cui si rivolse ne ricompose la tavola armonica sventrata, aggiunse sul fondo la stella di Davide a losanghe di madreperla e applicò un cartiglio con 6 misure di una frase musicale accompagnata dal motto «Der Musik Macht Frei» (La musica rende liberi).

Le note del Violino di Auschwitz: la testimonianza dell’importanza della Memoria

Il violino, grazie alla tenacia e all’interessamento dell’ingegnere Carutti, è stato protagonista come testimone della Shoah di diversi eventi e commemorazioni per il Giorno della Memoria e nel 2017 è tornato a suonare anche a Birkenau, in una simbolica rivincita del potere della musica contro l’ingiustizia e la sopraffazione.

“Non avrebbe mai più potuto suonare questo violino” – confida la violinista Alessandra Sonia Romano  -“ma grazie ad una serie di coincidenze fortunate è qui, tra le mie mani. Incontrai nel 2016 l’ingegnere Carutti in occasione di un concerto a Cremona. Ci ritrovammo qualche giorno dopo nel suo studio e mi donò questo prezioso strumento. Oggi suonarlo per me è un’emozione forte. Ha ancora tante cose da dire, come avrebbe voluto Eva Maria, la giovane ragazza che lo ha suonato per la prima volta, e che oggi rivive nella Memoria, come tutti coloro che sono stati strappati alla vita senza un motivo, solo perchè ritenuti “diversi”.