BAMES: Ancora con il costo del lavoro. Ma basta!

Si è svolta regolarmente presso l’aula della Provincia di Monza e Brianza l’udienza di oggi 5 aprile del processo BAMES, dove erano previste le audizioni dei consulenti di parte degli imputati. In particolare la consulente chiamata dall’imputato Bartolini Romano, ha fatto un inquadramento di tutta la vicenda dal suo punto di vista oggettivo e generale.

“Ancora una volta si è tentato di imputare il mancato successo delle operazioni di rilancio industriale con il tema del costo del lavoro troppo alto, evidentemente gli imputati sono a corto di argomenti” si legge nella nota del comitato ex dipendenti di Bames e SEM in fallimento, sempre presenti in presidio e alle udienze. “Tra l’altro come OO. SS. e RSU il tema abbiamo cercato di affrontarlo. Si è cercato di giustificare alcune operazioni di carattere finanziario, con l’obiettivo di salvare tutto il gruppo aziendale, dimenticandosi che tali operazioni erano o prestiti a società controllate (senza nessun ritorno) oppure acquisizione di società che erano già decotte per mascherare altre cose, così come emerso dalle indagini e dall’impianto accusatorio della Procura di Monza”. Su questo aspetto, nel 2010 Fim, Cisl, Fiom, Cgil e RSU avevano infatti commissionato un’analisi dei bilanci e della situazione finanziaria a Merian Research e Valori, che hanno svolto una ricerca sulle attività fatte da Bartolini Progetti e dalle società a essa collegate per comprendere meglio quanto stava avvenendo allora. E’ stato realizzato uno studio dal titolo sicuramente emblematico: ”il saccheggio di Bames, Quattro anni di giochi finanziari sulle spalle dei lavoratori” a cui è seguito un convegno pubblico il 25 febbraio 2011 con la diffusione a più livelli della sintesi della ricerca*. Il testo completo di questa ricerca è stato messo a disposizione sia della curatela di Bames che della Procura della Repubblica di Monza.

“Non va dimenticato che come Fim Cisl, Fiom Cgil, RSU, lavoratrici e lavoratori avevamo a suo tempo presentato istanza di fallimento per le due società con l’obiettivo di esautorare la famiglia Bartolini e il gruppo dirigente dalla gestione fallimentare delle aziende, le indagini hanno evidenziato che c’era dell’altro” si legge ancora nella nota. “I capi di imputazione si possono leggere già nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, inviato dalla procura di Monza agli indagati nel novembre del 2017. Agli indagati si contesta di aver «distratto e/o dissipato», almeno in parte, una montagna di liquidità. Stiamo parlando di circa 87 milioni di euro, ottenuta da operazioni di leasing immobiliare e finanziamenti bancari. Soldi che sarebbero dovuti servire per rilanciare la Bames”.

Dove sono finiti questi soldi?

“In base alle ricostruzioni della Procura, che hanno ampliato e approfondito una serie di ipotesi già presenti nell’analisi di Merian Research, quasi 32 milioni di euro sarebbero stati utilizzati per erogare finanziamenti a società controllanti, controllate e collegate, tra il 2007 e il 2012. Circa 13 milioni di euro per effettuare «investimenti per l’acquisto, ad un prezzo sproporzionato e ben superiore al valore effettivo, di varie partecipazioni societarie». Di questi, 6 milioni di euro sarebbero finiti in Lussemburgo nella GPM Investments SA, nel dicembre del 2006. Un veicolo societario messo in piedi nel 2005 da una fiduciaria con sede a Gibilterra. Altri circa 18 milioni di euro sarebbero stati usati per acquisire quote di società del gruppo Telit, con il pagamento di un prezzo «nettamente sproporzionato e ben superiore al valore effettivo della partecipazione societaria acquisita»”.

L’esame e il controesame degli altri consulenti di parte proseguirà nelle udienze  fissate per il  19 aprile alle 14:30 presso il Tribunale di Monza, su cui pesa l’incognita dell’astensione dal lavoro degli avvocati che potrebbe far saltare l’udienza e di conseguenza fissarne un suo rinvio. Nessuna novità sulla data dell’udienza presso la Corte di appello di Milano relativo al ricorso presentato da Massimo e Selene Bartolini condannati a 4 anni e otto mesi con sentenza di primo grado il 4 dicembre 2020.

“Nonostante tutto il processo va avanti, è necessario stringere i tempi per cercare di accelerare il procedimento e giungere il prima possibile alle requisitorie finali da parte del Pubblico Ministero e degli avvocati di tutte le parti coinvolte” hanno concluso gli ex dipendenti che auspicano di poter vedere una sentenza entro il 2023 nei confronti degli otto imputati di questo procedimento (due sono già stati condannati) “ripagandoli” per questa lunga attesa. Continueranno a chiedere giustizia perché chi ha causato il disastro in Bames e Sem e chi ha avuto responsabilità paghi per quello che ha fatto.

 

Articolo tratto dalla nota dell’ex sindacalista Gigi Redaelli a nome del comitato ex dipendenti di Bames e SEM in fallimento (ex Celestica) di Vimercate, sull’udienza che si è svolta il 5 aprile 2023.

Segnaliamo questo link di un approfondimento fatto dalla rivista Valori  il 18 marzo del 2021 a seguito della condanna di Massimo e Selene Bartolini che riprende questi aspetti.

https://valori.it/giustizia-lavoratori-bames-ex-ibm/