La Canali non fa passi indietro. Nell’incontro che si è tenuto ieri al ministero dello Sviluppo economico, l’azienda tessile ha confermato la volontà di chiudere lo stabilimento di Carate Brianza e di licenziare 134 lavoratori (130 donne).
La posizione della società, un marchio prestigioso che ha vestito personaggi come Barack Obama e Dustin Hoffmann, non si è spostata di un millimetro da quando a ottobre ha annunciato di voler fermare la produzione.
«Come sindacato – osserva Massimo Ferni della Femca Cisl Mbl – abbiamo chiesto di rivedere la decisione e di mantenere il sito produttivo. Posizione condivisa dai funzionari del Mise che hanno detto che è inconcepibile che un’azienda come la Canali cessi l’attività a Carate senza dare motivazioni plausibili».
Il ministero si è quindi impegnato a convocare, nel più breve tempo possibile, un nuovo incontro richiedendo la presenza dei Canali e non solo la presenza del responsabile del personale. Probabilmente parteciperà anche il ministro di partecipare. «Siamo stati ricevuti dalla presidente Boldrini – conclude Ferni – che ci ha assicurato che interverrà, scrivendo al ministro, per fare in modo che l’azienda eviti i licenziamenti che hanno un impatto sociale altissimo».