CANALI, I LAVORATORI SCIOPERANO PER PROTESTARE CONTRO LA CHIUSURA DELLO STABILIMENTO DI CARATE

Braccia conserte. Impianti fermi. Domani, 18 ottobre, i lavoratori della Canali hanno indetto uno sciopero di otto ore con presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Carate Brianza (via del Valà 18).
È questa la prima dura risposta all’annuncio della chiusura dell’impianto caratese e alla messa in mobilità di 134 lavoratori (130 donne).
La decisione della direzione era stata annunciata ieri alle organizzazioni sindacali e alle Rsu ed è stata ribadita oggi in un incontro tra rappresentanti dei lavoratori e dell’azienda. «Ieri come una doccia fredda – spiegano i responsabili di Filctem Cgil e Femca Cisl -, contraddicendo tutto il lavoro svolto finora l’azienda ha comunicato la chiusura dello stabilimento tramite L’avvio di una procedura di licenziamento collettivo […]. Nell’incontro odierno il sindacato ha chiesto l’immediato ritiro della procedura di licenziamento collettivo e la contestuale apertura di un tavolo di discussione per trovare soluzioni per il mantenimento dei posti di lavoro. L’azienda ha negato tale possibilità continuando irresponsabilmente con la volontà licenziare i lavoratori».

Solo un mese fa si è chiuso un periodo di utilizzo di un anno del contratto di solidarietà. In questo periodo 75 lavoratori hanno rassegnato le dimissioni volontarie e 39 hanno accettato la riduzione dell’orario di lavoro. «Eravamo convinti – continuano i responsabili sindacali – che questo percorso di riorganizzazione doloroso per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento avesse raggiunto l’obiettivo del risanamento del sito stante anche le dichiarazione della direzione aziendale».

Di fronte alla decisione dell’azienda, le oreganizzazioni sindacali chiedono all’azienda di fare un passo indietro e di cambiare rotta. «Giudichiamo estremamente negative le modalità brutali con cui l’azienda ha deciso di affrontare il problema – concludono i sindacalisti – ci vediamo costretti ad aprire un percorso di mobilitazione con tutte le conseguenze che comporta e che è ancora possibile evitare. Richiamiamo con forza l’azienda alla propria responsabilità sociale, verso il territorio che ha garantito il suo sviluppo e siamo sconcertati dalla scelta drammatica che in particolare colpisce l’occupazione femminile. È evidente che percorreremo tutte le iniziative idonee e non lasceremo nulla di intentato per raggiungere una soluzione della vertenza che possa evitare la chiusura del sito canali di Carate Brianza»