AUTOMOTIVE. Grande preoccupazione per le aziende e lavoratori del territorio

Non sono buone notizie quelle che emergono dal seminario organizzato dalla CISL Monza Brianza Lecco che si è svolto mercoledì 7 giugno al Politecnico di Lecco. L’obiettivo imposto dall’Europa di “zero emissioni” sui veicoli leggeri entro il 2035 preoccupa tutti gli stakeholders del settore.

Nei fatti – come spiegato dal Segretario Generale CISL MBL, Mirco Scaccabarozzi, nella sua relazione introduttiva – parliamo di circa 270 aziende della filiera AUTOMOTIVE sul territorio delle due Provincie di Monza Brianza e Lecco (77 su Lecco e 195 su Monza Brianza) per un totale di circa 3.000 i posti di lavoro a rischio (1570 su Lecco e 1595 su Monza Brianza). Aziende che dovranno necessariamente adeguare la propria produzione o, laddove questo non fosse possibile, sviluppare competenze in altri settori e riconvertirsi a nuove produzioni.

E non siamo gli unici a guardare al futuro con apprensione. Segnali di forte preoccupazione arrivano da tutta l’Europa dove si stima che la conversione all’elettrico, se attuata nei tempi indicati da Strasburgo, comporterà la perdita di circa 600.000 posti di lavoro. Uno studio di Confindustria Lombardia stima che, nella nostra Regione, la transizione elettrica metterà a rischio 15-20 mila posti di lavoro dei circa 50.000 occupati nelle mille aziende della filiera automotive.

Di qui la scelta di realizzare un seminario dedicato all’argomento, come spiegato dal Segretario Generale CISL Monza Brianza Lecco “non abbiamo la soluzione in tasca, siamo qui oggi per comprendere una dinamica che già coinvolge e sempre più coinvolgerà il nostro territorio, con l’attenzione rivolta al tessuto produttivo, allo sviluppo tecnologico, ai bisogni formativi emergenti, al ruolo che deve giocare il sindacato nella promozione di nuova e buona occupazione nonché nella tutela dei diritti a garanzia anche della coesione sociale. Tutto ciò nella convinzione che non potrà mancare il decisivo apporto della politica ad ogni livello, dal nazionale al locale”.

Un quadro della situazione italiana è stato fornito da ANFIA, l’associazione nazionale della filiera industria automotive che, per voce della sua Responsabile delle relazioni istituzionali, Fabrizia Vigo, ha delineato i potenziali rischi per un settore che rappresenta il 5,2% del manifatturiero, con oltre 5mila imprese e 262mila addetti. L’impatto sarà particolarmente importante per le aziende della componentistica (2.202 aziende e 168.000 addetti). L’intento è quello di “sollecitare le aziende ad investire sulle nuove tecnologie accrescendo la loro capacità di innovazione” e, dove la riconversione non è oggettivamente possibile, sostenere le aziende nello sviluppo di competenze in altri settori.

Toni preoccupati anche da parte dei rappresentanti del mondo imprenditoriale presenti al tavolo. Giacomo Riva, Presidente della Categoria Merceologica Metalmeccanico di Confindustria Lecco e Sondrio sottolinea come l’imposizione da parte dell’Europa non solo dei tempi ma soprattutto delle tecnologie da applicare per la realizzazione dell’obiettivo emissioni zero abbia precluso alle aziende la possibilità di trovare alternative sostenibili al motore elettrico. Riva sottolinea inoltre come la scelta europea non abbia tenuto conto dell’intero ciclo di vita delle auto elettriche a partire dalle materie prime, che non abbiano in Italia e che rischiano di riportarci a una dipendenza dall’estero che, come già sperimentato durante la pandemia, non riusciamo a sostenere. Per lo stesso motivo sarebbe urgente investire su una produzione nazionale delle batterie che attualmente importiamo dalla Cina.

D’accordo con Riva anche Luigi Sabadini, Presidente nazionale Unionmeccanica CONFAPI che rilancia chiedendo un controllo del bilancio sociale delle imprese che produrranno le batterie per le nuove auto green. “Dal punto di vista delle piccole e medie imprese i problemi sono diversi” continua Sabadini “In primis i tempi stretti imposti dalle decisioni europee che hanno di fatto imposto una brusca interruzione di tutti i progetti innovativi sui motori endotermici. L’altro grosso problema è la numerosità della platea, costituita da una quantità enorme di subfornitori, che difficilmente riusciranno ad essere inclusi nei progetti di trasformazione ma che vedranno i progetti passare sopra le loro teste”. Sabadini non nasconde l’amarezza per la messa a rischio di un settore che garantisce una occupazione di qualità, garantita dai contratti di Federmeccanica e Unionmeccanica.

Tutti sono concordi su un punto centrale. Non tutte le competenze potranno essere convertite. Un esempio fra tutti: il meccanico da cui portiamo a riparare l’auto. Il passaggio alla gestione della nuova tecnologia comporterà non solo l’acquisizione di nuove competenze ma anche nuovi macchinari. Una trasformazione che non tutti riusciranno a sostenere.

Oltretutto resta il problema del costo delle auto elettriche, come sottolinea Mirko Dolzadelli, Segretario Generale della FIM CISL Lombardia “Quanti si potranno permettere di pagare mediamente il 30% in più per comprare un’auto?”. Già ora moltissimi denunciano difficoltà nella gestione dell’economia famigliare e la situazione non può certo migliorare con una crisi del settore automotive che in Italia rappresenta 9 miliardi di stipendi.

Dolzadelli denuncia anche la situazione di stallo di moltissime aziende che, giunto il diktat europeo, hanno smesso di investire sul motore endotermico e abbandonato i progetti in corso di realizzazione su nuove tecnologie alternative. “Certamente è necessario potenziare l’attrattività del settore, sia per attrarre investimenti sia per cambiare, nella popolazione, la percezione del posto di lavoro che non sarà più una semplice mansione ma un vero e proprio ruolo”. Per ottenere questo risultato sarà necessario “governare la transizione delle competenze programmando percorsi di accompagnamento dei giovani all’uscita dal mondo della scuola e potenziando il diritto alla formazione nei contratti di lavoro, prevedendo quindi più ore dedicate all’aggiornamento delle competenze”.
“Sul territorio abbiamo eccellenze formative e posti di lavoro” conclude Dolzadelli “serve quindi una visione globale sui questi temi da parte degli stakeholder e la capacità di governare la transizione attivando percorsi virtuosi che accompagnino le imprese e i lavoratori con particolare attenzione ai giovani”

D’accordo su questo punto Raffaele Crippa, direttore ITS Lombardia Meccatronica che indica nel mismatch generazionale uno dei principali problemi per le aziende. “Per attuare il cambiamento le imprese avranno bisogno di giovani che abbiamo passione e la voglia di seguire percorsi altamente professionalizzanti che rispondano alle esigenze di un mondo del lavoro sempre più affamato di competenze legate all’elettronica e alla sensoristica”. Anche dal punto di vista della scelta del percorso di studi Crippa sollecita un cambio culturale da parte delle famiglie “Non potremo avere solo laureati” – spiega – il mercato richiede tecnici specializzati.

Le conclusioni dell’incontro sono affidate al Segretario Generale Mirco Scaccabarozzi, “Riteniamo che chi rappresenta i lavoratori deve avere un ruolo attivo e propositivo nel processo di cambiamento, nel governo delle transizioni gemelle (digitale e green), per affermare una visione umanocentrica, oggi definita a livello europeo “5.0” – ha dichiarato il Mirco Scaccabarozzi – La Cisl è fortemente convinta che la contrattazione collettiva vada estesa e incentivata per la sua capacità di creare soluzioni specifiche e innovative condivise e nella direzione testé profilata si muove la nostra Proposta di legge di iniziativa popolare “La Partecipazione al Lavoro. Per una governance d’impresa partecipata dai lavoratori”. Il riferimento è alla recente partenza della raccolta firme promossa dalla Cisl per portare in Parlamento la proposta di Legge sulla Partecipazione e sulla democrazia economica, con la quale si intende dare piena applicazione all’Articolo 46 della Costituzione, che sancisce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende.

Il video completo del seminario è disponibile sul CANALE YOUTUBE della CISL Monza Brianza Lecco all’indirizzo