Casa famiglia San Giuseppe Ruginello: condizioni di lavoro insostenibili

Premi di risultato saltati e condizioni di lavoro insostenibili. È questo che ha portato Fisascat CISL Monza Brianza Lecco e FP CGIL Monza Brianza ad indire una conferenza stampa per denunciare la situazione che si è creata alla Casa Famiglia San Giuseppe di Ruginello di Vimercate. La goccia che ha fatto traboccare il vaso: il diniego del riconoscimento del premio di produzione 2023 comunicato dalla direzione durante l’ultimo in contro con i Sindacati avvenuto lunedì 30 ottobre.

“Una situazione che si è fatta via via sempre più difficile nell’ultimo anno, con un raffreddamento progressivo delle relazioni sindacali, sfociato nella chiusura totale da parte della direzione espressa lunedì 30 ottobre nell’incontro sul premi di risultato” hanno spiegato Mariacristina Beghin della Fisascat Cisl Monza Brianza Lecco e Simone Cereda della Fp Cgil Brianza. “Stiamo parlando di 138 lavoratori (oltre a 4 tirocinanti e 13 liberi professionisti), di cui l’80% donne, con uno stipendio lordo mensile di 1200 euro lordi (per un ASA a tempo pieno) per cui il premio di risultato, per quanto basso (600-800 euro lordi), fa la differenza di questi tempi”. 

Ma la questione economica sembrerebbe solo la punta dell’iceberg. Era luglio dello scorso anno quando sui giornali locali veniva annunciato il cambio della dirigenza alla Casa famiglia San Giuseppe di Ruginello. Da allora anche l’ambiente di lavoro è completamente cambiato: il dialogo con i dipendenti si è quasi interrotto, con ordini di servizio comunicati attraverso un sistema di messaggistica e un calo costante del personale (i dipendenti sono passati da oltre 200 agli attuali 138) con un conseguente squilibrio nel rapporto tra numero di degenti e operatori in turno. “Se prima erano presenti almeno 5 operatrici contemporaneamente in ogni reparto di circa 30 pazienti, ora sono 4, spesso anche 2, con carichi di lavoro insostenibili e pochissimi minuti da poter dedicare a ogni ospite” hanno commentano le delegate sindacali interpellate.

Accanto alla questione salariale, è proprio questo il grande rammarico espresso dalle lavoratrici “Non abbiamo più il giusto tempo da dedicare a coloro di cui ci occupiamo. Abbiamo a che fare con delle persone, non con degli oggetti. Ognuno ha i suoi tempi, non li possiamo forzare. Spogliare e fare il bagno ad un anziano è un’operazione delicata, non bastano certo 5 minuti”. Inoltre, spiegano ancora le lavoratrici, la tipologia di utenza è cambiata negli ultimi anni “Per via dei costi le famiglie tendono a scegliere il ricovero in RSA sempre più tardi, determinando un innalzamento del livello medio di gravità degli anziani degenti. Di contro, i parametri di Regione Lombardia che indicano il minutaggio per l’assistenza sono fermi a 30 anni fa” e quindi non più adeguati.

Se non arriveranno segnali positivi da parte della direzione, Fisascat CISL Monza Brianza Lecco e FP CGIL Monza Brianza non escludono l’apertura di uno stato di agitazione.