REDDITO MINIMO, AL DI LÀ DEGLI SLOGAN

Dopo gli annunci del Governatore della Lombardia, la Cisl vuole fare chiarezza: il reddito minimo dev'essere fissato dai contratti nazionali, ma c'è la necessità di adottare misure per contenere la povertà. Per questo la Confederazione, insieme ad altre organizzazioni, ha messo in campo una proposta organica ed è disponibile a confrontarsi con chiunque

«Tutti ne parlano, noi lo faremo». Così Roberto Maroni, Governatore della Lombardia, si è espresso questa settimana sul «reddito di cittadinanza». Il Presidente ha annunciato che la Lombardia sarà la prima regione italiana a introdurlo: «Ho già incaricato gli assessori di studiare le modalità d’intervento». Per la Cisl questa non può essere uno slogan del momento, né una misura che può rientrare nelle politiche attive del lavoro su cui si sta discutendo in questi giorni con la Regione (vedi il «ponte generazionale») e con il Governo.

Occorre accelerare sulle riforme annunciate. «Il governo deve al più presto realizzare la riforma della cassa integrazione, estendendola anche alle medie e piccole imprese e puntando di più sui contratti di solidarietà – afferma Osvaldo Domaneschi segretario generale della Cisl Lombardia -. La maggioranza dei lavoratori lombardi opera in aziende al di sotto dei 15 dipendenti che devono contribuire, anche tramite i fondi bilaterali, a pagare un nuovo ammortizzatore».

Il reddito minimo, per la Cisl, rimane quello fissato dai contratti nazionali. Non una misura universale che è stata abbandonata anche da Paesi che l'avevano introdotta (vedi Germania). Esiste però la necessità di pensare a misure in risposta alla povertà, che è spesso la condizione in cui può cadere una persona che perde il lavoro e non trova altra soluzione.

È dal 2013 che la Cisl, insieme ad altre venti associazioni e sindacati (riuniti nell’Alleanza contro la povertà in Italia), chiede che venga introdotto a livello nazionale il Reddito di inclusione sociale (Reis). Di che cosa si tratta? Il progetto dell’Alleanza, elaborato da un gruppo di esperti, prevede un sostegno economico alle famiglie che hanno un reddito sotto il livello di povertà assoluta (750 euro per un single al Nord, 700 al Centro e 550 al Sud). Il contributo varia in base in base alla composizione famigliare e tiene conto se il nucleo famigliare è o meno proprietario dell’appartamento in cui vive.A questi fondi si abbinerebbero percorsi socio-educativi, d’integrazione socio-relazionale e di inclusione lavorativa. Il costo complessivo per l'intero territorio nazionale? Varierebbe dai 5,5 miliardi di euro (se del Reis ne godesse il 75% dei potenziali beneficiari) ai 7,3 miliardi (100%).

«Siamo per favorire soluzioni che aiutino la lotta alla povertà – spiega Marco Viganò, segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco – Vogliamo però che si vada oltre gli annunci. Se la Regione Lombardia ha questo interesse, ci chiami intorno al tavolo, identifichi le risorse a sua disposizione e faccia una proposta di merito. Troverà nella Cisl un attento interlocutore».