«SCOMMETTIAMO SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE»

Il Consiglio generale della Cisl Monza Brianza Lecco che si è tenuto il 19 giugno si è concentrato sul tema del risparmio previdenziale e sulle proposte Cisl in materia pensionistica. Pubblichiamo la relazione di apertura a cura di Marco Viganò, Segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco.

 

Questo nostro incontro si realizza in una fase confusa e disordinata della nostra vita pubblica.

Tutta la vicenda immigrazione, su cui è necessario continuare a sviluppare una azione culturale e politica, rischia di essere solo letta come l'espressione di una società dai confini sempre più ristretti e dalle motivazioni sempre meno solidaristiche.
Non che siano poco rilevanti le ricadute di questa migrazione sulle nostre città e comunità, non possiamo però pensare che solo la costruzioni di muri e la distruzione di barche possa di per sé annullare un fenomeno sempre più forte che investe le responsabilità dell'Occidente.
La cultura del profitto porta allo sfruttamento fino allo stremo dell'ambiente, senza alcun pensiero per i cambiamenti che ciò comporta, con la distruzione di interi ecosistemi.
La cultura dello scarto mette ai margini chi non ha potere economico, usato e gettato quando quel popolo o il suo territorio non servono più a produrre guadagni.
Ciò provoca la proliferazione di migranti invisibili, quelli che fuggono dalla miseria aggravata dal degrado ambientale; disperati che non sono riconosciuti dalle convenzioni internazionali

Domani, a Roma, unitamente a molte associazioni, la Cisl sarà in piazza per chiedere di fermare la strage di migranti che ogni giorno rischia di essere il risultato della fuga da questi processi che, spesso, sfociano in guerre che producono miserie e soprusi.
E' il dramma di un continente, quello africano, in forte subbuglio, dove la scusa della religione legittima la più grande negazione del diritto alla vita mai osservato dalla prima guerra mondiale, di cui quest'anno ricorre il centenario.
Il dibattito, che segue a questi eventi, fa emergere la parte più retriva della sensibilità collettiva occidentale.
Abbiamo una politica che si diverte ad aprire le pance ma non riesce più a chiuderle, come in fondo dovrebbe essere il suo compito.

Se si aggiunge l'astensionismo che ha caratterizzato queste ultime elezioni locali, con una prevalenza di non partecipazione al voto espressa dai nostri giovani, siamo obbligati a riflettere sulla capacità della politica, ma non solo, di dare le risposte adeguate ai bisogni di futuro di migliaia di persone.
In fondo la partecipazione non è che lo specchio della capacità di un popolo di riconoscersi e di riconoscere nell'altro una opportunità anche per la propria esistenza. Tutto ciò sembra sommerso dalla paura che richiede sempre più sicurezza e dall'individualismo che prevale sulle reti di relazione.
Prevalgono infatti i nazionalismi, si allentano i vincoli europei; la possibilità di una uscita della Grecia dalla moneta unica ne è un simbolo, si fanno prevalere gli egoismi nazionali a un progetto che non può più essere monetario, ce lo ha detto la crisi in questi anni, ma deve assumere una dimensione politica per poter garantire possibilità di futuro alle genti di Europa.
Viviamo in una competizione che è sempre più continentale e dove ancor più forti si fanno le esigenze di contemperare modelli di welfare diversi e le ragioni dei vari sud del mondo.

In questo contesto noi oggi siamo chiamati a riflettere di una delle politiche che la Cisl ha sempre considerato come  un terreno privilegiato per tenere insieme le generazioni, ma che anch'esso, se non ben governato, può invece diventare un ulteriore occasione per scardinare il nostro sistema di welfare e con esso la solidarietà, un bene che consideravamo acquisito ma che, invece, dobbiamo tutti i giorni conquistare.
Stiamo parlando della previdenza.

Mi voglio soffermare sugli ultimi dati forniti dall'Inps che sono indicativi di una tendenza.
Deficit crescenti, più di 12 miliardi per il 2023, che asciugherebbero l'attuale attivo patrimoniale, trasformandolo in passivo.
E questo, nonostante la gestione a vasi comunicanti dove le gestioni in rosso vengono compensate da quelle positive.
Bisognerà che l'economia riparta, che la dimensione demografica si riprenda dalla pericolosa curva negativa in cui si trova, se vogliamo che la condizione dei conti dell'Inps non peggiori di anno in anno, scaricando i suoi deficit sul bilancio dello Stato.
Non basta infatti la solidarietà intercategoriale, propria del sistema pubblico, a sanare gli squilibri delle categorie colpite da sfavorevoli rapporti tra lavoratori e pensionati e da contributi insufficienti a pagare prestazioni erogate con regole troppo generose.
Dall'altra parte abbiamo un sistema in uscita eccessivamente rigido e con poche certezze, sia nel computo delle anzianità, sia nella costruzione dei coefficienti per definire la dimensione economica degli assegni.

 

Come riuscire a fare una proposta che non scardini i forzieri e che nello stesso tempo produca maggiore adesione ai progetti di vita e di uscita dal lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici?

Sul lato della previdenza complementare, la Cisl ha sempre visto in questo strumento anche una via per costruire più democrazia economica.
Essendo un iscritto ai Fondi negoziali dai primi anni '80, ho sempre contribuito a sostenere questa modalità di risparmio previdenziale.
Certo oggi la crisi ha fatto sì che circa 1,6 milioni di lavoratori e lavoratrici hanno di fatto sospeso i versamenti alla previdenza complementare per effetto della crisi, altri hanno ridotto la propria quota di partecipazione.
Nonostante questo, i rendimenti 2014 dei fondi sono stati in media il 7% mentre il TFR ha fruttato l'1,3% e i patrimoni dei fondi sono saliti a 131 miliardi.
Alla faccia degli scettici con a capo Beppe Scienza, il matematico dell'università di Torino, feroce avversario dei fondi.

Questa somma (i 131mld ndr) ancora troppo distribuita su più fondi, può essere un trampolino per interventi importanti sulla economia reale?

Può davvero incidere quella norma, inserita come merce di scambio nella legge di stabilità, che offre per la prima volta la possibilità ai fondi di fare investimenti nell'economia reale?

Se si aggiunge che il governo, con un obiettivo di pura cassa immediata, è intervenuto sul Tfr per consentire un suo utilizzo in busta paga e ha penalizzato le rendite incrementando la tassazione, mi sembra necessario che l'intero nostro mondo si riappropri di questo tema e ne faccia un obiettivo concreto della propria battaglia nell'immediato.

Perché considerare il risparmio previdenziale alla stessa stregua delle rendite finanziarie e destrutturare il sistema di incentivazioni ?

Perché sacrificare sull'altare di una misura congiunturale di dubbia efficacia, un impianto normativo e contrattuale che rappresenta uno dei pochi interventi rivolti alle nuove generazioni?

Per un sindacato come il nostro, è così irrilevante trovare le condizioni contrattuali per sconfiggere la corsa alla sottoscrizione di nuovi PIP (piani individuali previdenziali), come è stato nel 2014, rispetto ai fondi negoziali. (Fonte Covip)?

Queste sono alcune delle riflessioni e delle domande che ognuno di noi si è fatto in questi ultimi tempi.

Sono domande che hanno bisogno di riscontri.

Marco Viganò
Segretario Generale CISL Monza Brianza Lecco