TASI: DEMAGOGIA, INCERTEZZE, DIFFERENZE

La fiscalità dei comuni nel 2014 con la IUC (che comprende IMU, TARI e TASI) è cambiata a danno dei cittadini, in modo particolare per la TASI che ha di fatto sostituito l'ici o l'imu sulla prima casa.

Il caos che ha portato alla ribalta, in queste settimane, la Tasi, ha origini demagogiche: si è evoluta in applicazioni incerte, ha esaltato le differenze ingiustificate, anche se comprensibili, fra i cittadini dei vari Comuni. La Tasi è il frutto del compromesso nato per tenere assieme i voti della maggioranza con quelli di Berlusconi, fautore unico, in Europa, del principio che sulla casa non si devono pagare tasse. Nel 2012 pagammo l'Imu sulla prima casa; nel 2013 solo quella sulla seconda casa, e il governo rifuse in parte i comuni delle mancate entrate; per il 2014 i comuni devono garantirsi le entrate tributarie del 2012 per continuare a esistere. La demagogia berlusconiana si è tradotta in un tributo per servizi con caratteristiche patrimoniali, infatti, è misurato sul valore catastale della casa. Per mischiare le carte si è complicata la norma inserendo anche una quota a carico dei proprietari delle abitazioni in affitto, con la partecipazione degli inquilini. La toppa è stata peggiore del buco. I cittadini si sono trovati in difficoltà per l'incertezza del pagamento; i regolamenti comunali sono stati forzatamente tardivi; a marzo il governo ha modificato ancora la norma con l'aumento dallo 0,25 allo 0,33 per consentire detrazioni, ma ha confermato la prima scadenza al 16 giugno.  I CAF si sono attivati per dare assistenza ai lavoratori e ai pensionati e questo in un periodo di piena attività per le dichiarazioni 730 e Unico, creando spiacevolissime code e condizioni di disagio a chi responsabilmente voleva pagare quanto dovuto (e i lavoratori e pensionati facendo ressa non hanno mollato). Le incertezze sono poi legate alle differenze di un tributo comunale che gli stessi Comuni hanno deliberato con tutta la fantasia permessa dalla legge, andando anche oltre con le scadenze. Queste differenze e incertezze sono il frutto della demagogia di un potere che ha messo in scacco i cittadini, confondendo un tributo con una patrimoniale. L'esperienza recente ci dà alcune indicazioni. Non bisogna prendere in giro i cittadini, bensì riformare davvero il catasto, come il governo si è impegnato a fare entro la prossima primavera. Non bisogna avere paura delle patrimoniali se si regolano su quanto rendono; i Comuni vanno messi nelle condizioni di attrezzarsi per chiedere i tributi con bollettini predisposti, va evitata la faticosa autoliquidazione soprattutto per chi non ha il commercialista in casa.   Le persone che noi conosciamo sono convinte di dovere e volere pagare le tasse e i  tributi, ma senza vessazioni demagogiche, con certezze e meno differenze di oggi, se davvero i cittadini sono uguali davanti alla legge.

Valerio Colleoni    Segretario generale aggiunto Cisl Monza Brianza Lecco