DEPORTAZIONE OPERAI LECCHESI, VIGANÒ: NON ABBASSIAMO LA GUARDIA CONTRO I RAZZISMI

Cgil, Cisl, Uil e Anpi, in collaborazione con il Comune e la Provincia di Lecco, hanno organizzato una cerimonia per il 72° anniversario della deportazione degli operai lecchesi avvenuta in occasione degli scioperi del marzo 1944. Di seguito vi proponiamo il testo dell'intervento di Marco Viganò, segretario della Cisl Monza Brianza Lecco.

Cgil, Cisl, Uil e Anpi, in collaborazione con il Comune e la Provincia di Lecco, hanno organizzato una cerimonia per il 72° anniversario della deportazione degli operai lecchesi avvenuta in occasione degli scioperi del marzo 1944. Di seguito vi proponiamo il testo dell'intervento di Marco Viganò, segretario della Cisl Monza Brianza Lecco.

Oggi siamo qui a fare memoria di quei tragici fatti del 1944 che sconvolsero la comunità lecchese.
Proviamo a tenere presente davanti agli occhi il destino di quei lavoratori deportati, percepire le loro paure, il dolore, la disperazione. 

Lo dobbiamo fare per non dimenticarli, ma farne memoria non vuol dire solo avere un loro ricordo. 
Il ricordo è un pezzo del passato isolato dal suo contesto, messo in cornice. 
La memoria invece è il senso, il significato profondo di una vicenda del passato e lo sforzo per raccordarla al presente.

In altre parole, la memoria del passato come insegnamento per il presente e il divenire, come "luce che illumina la strada del futuro", come ci suggerisce Papa Bergoglio.
Così anche l'evento che ricordiamo oggi ci dice di non appiattire la nostra esistenza sotto il peso della ideologia, di non sottovalutare la banalità del male, che ha contraddistinto molti obbedienti servitori del fascismo e del nazismo, ma che è dietro l'angolo della nostra esistenza come, per esempio, nella quotidianità della costruzione di muri, fisici e burocratici, che limitano la libera circolazione delle persone nella nostra democratica Europa, creando condizioni inaccettabili per chi scappa da paesi in guerra o da condizioni di vita disumane, come per chi crede alla creazione degli Stati Uniti d'Europa. 

Un sogno, quest'ultimo, nato nelle prigioni del fascismo, che si sta sgretolando sotto i colpi di una politica spesso incapace di guardare oltre il proprio interesse nazionale, dove la paura viene esposta a dimensione mediatica invece di essere razionalizzata.

I fenomeni migratori sono antichi quanto l’uomo ma è da qualche anno a questa parte che hanno assunto per l’europeo medio la dimensione “dell’invasione”. Una percezione molto distante dalla realtà. 
Nell’ultimo anno è cresciuta nell’opinione pubblica la percezione della minaccia rappresentata dall’immigrazione e dal terrorismo islamico. 

Questa percezione è stata via via rafforzata da un lato dalla rappresentazione spesso offerta dei migranti, quali profittatori, estremisti, minaccia all’identità nazionale e, dall’altra, dai fatti accaduti in Francia e a Colonia. 

I musulmani ci “inquietano” ci rendono insicuri,ci ritroviamo a  guardare con più circospezione barbe e veli; ma non ci dovrebbero fare altrettanta paura i più di 2 miliardi di dollari investiti in Italia l’anno scorso dai fondi sovrani d’Oriente? 

Su questo però, tutti, politici ed economisti, chiudono due occhi, soprattutto sui rischi e gli effetti geopolitici che producono. Il denaro non puzza, specie nell’età della crisi. 

Ancora oggi è pertanto necessario fare memoria e tenere teso il filo che lega i popoli non abbassando la guardia contro tutti i razzismi, senza dimenticare che ogni conflitto che si nasconde dietro ad una religione ripropone al genere umano una pagina tra le più brutte della storia: quel dramma che è stata la shoa.

Il sindacato lombardo da qualche anno organizza il treno per Auschwitz. 
Pensionati, lavoratori, studenti vivono sulla propria pelle l'esperienza di quel viaggio e la dimensione dell'olocausto  che emana in ogni angolo del campo di sterminio. Anche quest'anno le scuole lecchesi partecipano a questo viaggio. 

Quando si ritorna a casa, nelle occasioni che vengono realizzate per socializzare l'esperienza fatta, molti, giovani e meno giovani, raccontano di essere stati presi dalla necessità di guardare in sè per ricercare quel principio di responsabilità che lega l'uomo ai suoi simili.

Auschwitz non ci sarebbe stato senza il principio della discriminazione. 
Questo principio torna a tormentare la nostra umanità. 

Il razzismo, ammantato da motivi religiosi, è proprio l'aspetto del fascismo e del nazismo che può tornare e diventare lo scoglio più pericoloso per la convivenza.
Non abbassiamo la guardia, continuiamo a tenere alta la nostra capacità critica e la nostra volontà di lottare per realizzare quel mondo nuovo che il sangue versato da chi non è più tornato reclama alla nostra responsabilità di cittadini liberi.
Anche le democrazie che abbiamo costruito hanno garantito la pace nel nostro continente, ma non sono state altrettanto capaci di mettere le basi per realizzare relazioni positive con altri popoli e nazioni meno fortunati. 

Non possiamo allora scandalizzarci di quello che sta avvenendo. 
I muri in Europa hanno segnato la peggiore storia del continente, ritornare a quel punto potrebbe essere la fine del sogno europeo e il ritorno a conflitti che ridurrebbero a poca cosa la già limitata influenza che il nostro vecchio continente può avere sul mondo globalizzato.