Ex Bames-Sem, lavoratori contenti a metà

I lavoratori della ex Bames-Sem sono contenti a metà. Sono soddisfatti di essere stati ammessi quale parte civile, anche se solo per il danno morale, nel procedimento giudiziario relativo al fallimento della società. Ma rimane loro l’amaro in bocca per l’esclusione del sindacato come parte civile.

Gli ex dipendenti delle aziende Bames e Sem, aziende del comparto metalmeccanioco, sorte sulle ceneri dell’Ibm e Celestica di Vimercate, poi del gruppo Bartolini progetti, avevano avanzato richiesta, insieme alle sigle sindacali Fim Cisl e Fiom Cgil, di un risarcimento in sede civile per il danno patito negli anni di cattiva gestione delle due aziende (dichiarate fallite) nel caso le dieci persone che sono state indagate per bancarotta fraudolenta (si parla di distrazione di fondi per decine di milioni di euro) fossero state rinviate a processo (la decisione del merito verrà presa a novembre). Il giudice ha accolto la sola richiesta riguardante il danno morale per i lavoratori, non ammettendo invece quella per il danno materiale e quella dei sindacati.

«Come lavoratori – è scritto in una nota resa pubblica giovedì 19 luglio – l’esclusione ci tocca da vicino perché avevamo creduto negli accordi sottoscritti dal sindacato sulla possibilità di reindustrializzazione e quindi nella possibilità di un nuovo sviluppo industriale e occupazionale nell’ex area Ibm».

I lavoratori sono anche rimasti delusi per l’esclusione del danno economico maturato nel post-fallimento. «È la differenza economica tra quanto sarebbe stato lo stipendio nominale e il contributo degli ammortizzatori sociali (Cigs e mobilità) – è scritto nella nota -. Questo danno economico non è “coperto” dai curatori fallimentari. Ci sono un’ottantina di ex dipendenti che terminati gli ammortizzatori sociali (tra ottobre e dicembre 2017), non avendo trovato nessun lavoro e non potendo andare in pensione, non hanno nessun reddito. Chi risarcirà questi nostri ex colleghi per il danno economico e sociale causato dalla dirigenza Bartolini?».

Nonostante la delusione gli ex lavoratori Bames ribadiscono l’importanza di essersi insinuati come parte civile, perché: «speravamo che questa nostra iniziativa servisse per scoraggiare eventuali altri “pseudo-industriali” in questi comportamenti poco corretti» e perché «speravamo anche che, un dispositivo/sentenza a noi lavoratori totalmente favorevole, avrebbe potuto creare, su queste tematiche, un precedente in giurisprudenza».

Una delusione condivisa da Gigi Redaelli, sindacalista della Fim Cisl Mbl, da sempre vicino ai lavoratori ex Bames-Sem. «È un peccato che non sia stata accolta la richiesta di costituzione di parte civile da parte del sindacato – spiega Redaelli – perché una decisione del giudice avrebbe creato un precedente e quindi un riferimento anche per casi di bancarotta fraudolenta futuri. La sentenza, che comunque dev’essere rispettata, si è invece allineata alla giurisprudenza corrente e ha confermato che il sindacato non possa partecipare al processo. Non c’è quindi stata quella rottura con il passato che avevamo auspicato».

«Come lavoratori e lavoratrici ex Bames-Sem – conclude la nota – siamo orgogliosi di tutte le iniziative e le lotte che, con il supporto delle organizzazioni sindacali, abbiamo fatto in questi anni. Siamo orgogliosi di aver portato il gruppo dirigente e la famiglia Bartolini in un’aula di tribunale. Chiediamo che vengano accertate le responsabilità di chi ha portato importanti realtà industriali al fallimento per bancarotta fraudolenta, chiediamo che sia fatta giustizia».