1° MAGGIO, IL VERO SIGNIFICATO DI UNA FESTA

Pubblichiamo un intervento di Marco Viganò, Segretario generale della Cisl Monza Brianza Lecco sul significato della Festa del lavoro: «Continueremo a celebrare il 1° Maggio, perché cambiano le condizioni e gli scenari, ma rimangono forti le richieste di dignità che arrivano dalle persone che un lavoro ce l’hanno, l’hanno perso o lo stanno cercando» 

Domenica si è celebrata la Festa del lavoro. Il lavoro, però, sta diventando una risorsa scarsa e la festa è una ricorrenza fatica a seguire i riti che l’hanno caratterizzata nei decenni scorsi. Nonostante ciò ci ostiniamo a festeggiare questa ricorrenza. Quest’anno abbiamo organizzato a Monza un presidio in piazza San Paolo e a Lecco la tradizionale manifestazione in piazza Cermenatia. Alcuni di noi poi hanno presenziato alla manifestazione nazionale di Genova per chiedere un rilancio della competitività del nostro Paese, una modifica del sistema pensionistico e una riforma del sistema contrattuale.

La dignità e il valore del lavoro hanno subito, nel tempo, profondi cambiamenti. Nella fase economica-produttiva che stiamo vivendo, che comporta una trasformazione profonda delle modalità del produrre, è importante continuare a tenere salda la barra sul valore di un lavoro che deve continuare a creare ricchezza e che, a sua volta, deve rappresentare la leva per far crescere i territori e, all’interno di essi, il benessere dei cittadini.

Rendere competitivo un territorio significa anche dire alzare l’asticella della produttività, parola, quest’ultima, poco amata in questo Paese, tanto è vero che l’Italia occupa le ultime posizioni della classifica della produttività in Europa. La produttività è strettamente legata a due dimensioni: la prima è quella riferita alla produzione di valore e alla possibilità di distribuirlo, sia al capitale sia ai singoli lavoratori e lavoratrici; la seconda, riguarda la partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa.

Cgil Cisl e Uil sono i soli che hanno definito una proposta concreta che, passando dal modello di relazioni sindacali, arriva alle regole della contrattazione e della rappresentanza. La nuova Confindustria ricercherà un’intesa con il sindacato su questi punti? Il Governo, come è suo costume fare, rinnegherà ancora una volta alle parti sociali la possibilità di darsi regole su questi temi? Si dice che la nostra proposta sia vecchia e ancora troppo vincolata a un modello industriale che sta cambiando radicalmente. Siamo consapevoli che il «digitale» cambierà il modo di fare impresa, ma è evidente che, senza un contratto nazionale che definisca regole comuni, anche sul salario, il nostro sistema industriale, fatto di micro e piccole aziende, rischierebbe di essere soggetto a un dumping al ribasso, che posizionerebbe la nostra industria su livelli bassi della competizione internazionale.

Il contratto nazionale servirà a questo scopo, mentre va incentivata una contrattazione di secondo livello che possa trasformare la produttività in partecipazione dei lavoratori alla distribuzione del reddito di impresa, oltre a descrivere il nuovo modello organizzativo, che dovrà necessariamente sostituire l’attuale, favorendo accordi che riconoscano la capacità dei lavoratori nel migliorare i processi produttivi.

Sono ancora poche, circa il 20% in tutti i settori, le aziende nelle quali si fa la contrattazione di secondo livello. La Cisl intende rilanciarla perché ciò aiuta a rafforzare la produzione, la competitività delle imprese, la produttività, rendendo più pesanti le buste paga dei lavoratori e delle lavoratrici, ma favorendo anche gli investimenti e i profitti. Sono queste le ragioni che ci spingono a chiedere al Governo di rendere strutturale la detassazione nella contrattazione di secondo livello, non solo per un anno.

Infine vanno costruite le condizioni per allargare il secondo livello di contrattazione alla dimensione del territorio, laddove non c’è in azienda: pensiamo al nostro tessuto industriale, alla sua capacità di apportare valore al sistema economico locale e alla sue persone.

Ecco perché anche un domani continueremo a celebrare il 1° Maggio, perché cambiano le condizioni e gli scenari, ma rimangono forti le richieste di dignità che arrivano dalle persone che un lavoro ce l’hanno, l’hanno perso o lo stanno cercando. 

Marco Viganó
Segretario generale Cisl Monza Brianza Lecco