Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento di Annamaria Furlan sul «Corriere della Sera»sul tema del lavoro e della sicurezza. Chi fosse interessato a leggere il testo integrale, può cliccare qui.
Ha commosso davvero tutti la vicenda straziante di Andrea, morto ad appena 18 anni per un incidente sul lavoro nel parcheggio di un centro commerciale di Milano. Le parole di denuncia su Facebook della sua insegnante devono farci riflettere perché suonano come una pesante sconfitta per tutti: “Andrea non voleva più continuare a studiare. Lui voleva lavorare, ma quel primo lavoro ce l’ha portato via”. Nel nostro Paese ogni giorno in media tre persone perdono la vita sul lavoro. Succede in tutti i settori, privati e pubblici, come è accaduto qualche mese nell’archivio di stato di Arezzo. È una lenta morte collettiva, silenziosa, incrementata dalla precarietà, dai mancati investimenti in sicurezza, dall’omissione dei controlli. In nome spesso del profitto ottenuto sulla pelle dei lavoratori (…) Bisognerebbe assumere il tema del lavoro dei giovani e della sua sicurezza come la “questione nazionale” su cui misurare la reale e concreta volontà ed attenzione della politica ai problemi dei cittadini e dei più deboli, attraverso norme legislative chiare, con le giuste garanzie della contrattazione tra azienda e sindacati, con più partecipazione e protagonismo dei lavoratori nelle scelte delle imprese. Questo è il modello che vuole la Cisl. (…) Anche il sindacato deve fare di più: denunciare gli appalti al ribasso, l’eccesso di esternalizzazioni, pretendere il rispetto integrale di tutte le norme sulla sicurezza. C’è bisogno di vincoli seri, di discutere sui carichi eccessivi di lavoro e di straordinari, contrattare il lavoro festivo e domenicale, eliminare o ridurre al minimo i rischi per la salute. Dobbiamo farlo per Andrea e per tutti quei giovani che credono ancora nelle potenzialità del nostro paese, nel valore unificante del lavoro e della dignità della persona.