Candy è cinese: «I problemi restano»

La Candy è ufficialmente di proprietà cinese. Ieri, 7 gennaio, Liang Haishan, presidente di Haier, Yannick Fierling, amministratore delegato di Haier Europe, Beppe e Aldo Fumagalli (nipoti del fondatore) hanno ufficializzato il passaggio della Candy alla Haier, trasformando l’azienda di Brugherio nella «piattaforma operativa di Haier per il mercato europeo, oltre a essere sede di Haier Europe».

Il closing arriva a poco più di tre mesi dall’accordo (28 settembre) per la vendita del 100% di Candy (allora della famiglia Fumagalli) ad Haier dopo il quale si aspettavano solo i tempi tecnici e gli adempimenti burocratici per concludere un affare che porta nelle tasche degli ex proprietari 475 milioni di euro.

Haier e Candy, insieme, rappresentano una quota del 15,1% del mercato globale dei grandi elettrodomestici, del 22,7% degli elettrodomestici di refrigerazione free-standing, e del 19,8% per gli elettrodomestici destinati al lavaggio (secondo i dati Euromonitor). Il fatturato dei due gruppi (1,4 miliardi Candy e oltre 30 miliardi Haier) si classifica al quinto posto nell’Europa occidentale e punta a raggiungere le prime tre posizioni entro il 2022.

Brugherio dovrebbe rimanere centrale nelle strategie della multinazionale cinese. Qui verrebbe infatti insediato il quartier generale europeo del gruppo e dovrebbe continuare la produzione di lavatrici. Produzione che, negli ultimi anni, ha funzionato a singhiozzo, tanto che i 423 operai oggi lavorano tre giorni alla settimana, anche se gli ultimi accordi prevedono un progressivo aumento delle ore lavorative (fino a 28 settimanali) e un passaggio da 320mila a 500mila lavatrici prodotte all’anno.

«L’operazione che è stata ufficializzata ieri – osserva Gabriele Fiore, Fim Cisl Mbl – lascia aperte tutte le richieste che il sindacato aveva presentato alla vecchia proprietà. In particolare, un incremento dei carichi produttivi che possa garantire lavoro all’attuale organico. Per questo motivo chiederemo un incontro al ministero per lo Sviluppo economico. Vogliamo capire quali strategie verranno messe in campo per assicurare un futuro sia nella sede direzionale sia nel comparto produttivo».