«Plastialpe, no al licenziamento»

I lavoratori della Plastialpe hanno detto no. No al licenziamento di una loro collega che, secondo sindacati e gran parte dei suoi colleghi, non avrebbe dovuto essere allontanata. Ma il licenziamento è solo l’ultimo capitolo di una storia più lunga e complessa. I motivi che hanno portato le principali sigle sindacali a indire lo sciopero che si è svolto il 16 gennaio davanti ai cancelli di via I° Maggio ad Osnago, sono anche altri. Innanzitutto, il modo di gestire le assunzioni di chi ha un contratto di somministrazione a termine e poi alcune scelte riguardanti la sicurezza negli ambienti di lavoro.

«È stato preso un provvedimento disciplinare nei confronti di una lavoratrice che secondo noi non rispecchia le norme,. Infatti è già stato impugnato – ha spiegato Massimo Ferni Femca Cisl Mbl -. Non possiamo ,ovviamente, entrare nello specifico di quanto è successo, perché è una situazione che sarà risolta per vie legali».

Sotto accusa anche la gestione del personale. Attualmente l’azienda ha una trentina di dipendenti interinali. Dopo il primo anno, nessuno di loro viene assunto perché altrimenti la Plastiaplpe dovrebbe inserire le causali sul perché si intende proseguire il rapporto di lavoro. Questo, come un boomerang, potrebbe ritorcersi contro l’azienda, nel caso decidesse il secondo anno di non rinnovare i contratti.

Esistono poi problemi legati alla sicurezza. «In alcuni reparti abbiamo espressamente chiesto cambiamenti, ma abbiamo ricevuto solo risposte vaghe – conclude Ferni -. Dopo lo sciopero, la dirigenza ha convocato i delegati sindacali chiedendo loro spiegazioni sullo sciopero. Adesso attendiamo risposte. Se non ariveranno abbiamo in programma altre 4 ore di sciopero».