#FuturoalLavoro, 700 monzesi a Roma

Saranno 700 i lavoratori e i pensionati brianzoli che venerdì sera faranno rotta su Roma, in treno e in pullman, per partecipare alla manifestazione nazionale #FuturoalLavoro promossa il giorno dopo in piazza San Giovanni a Roma da Cgil, Cisl, Uil.

Le ragioni della manifestazione, che è stata indetta per chiedere al Governo profonde modifiche alla manovra economica, sono state spiegate in una conferenza stampa che si è tenuta oggi a Monza. Le organizzazioni sindacali brianzole hanno però pensato di esporre le ragioni della loro posizione anche al prefetto, al presidente della Provincia, ai sindaci, ai responsabili delle organizzazioni imprenditoriali e delle associazioni, ai parlamentari e consiglieri regionali, agli europarlamentari eletti nel territorio e ai responsabili delle forze politiche della Provincia.

A tutti è stata inviata una lettera nella quale viene spiegato come «la Legge di Bilancio, purtroppo, non abbia dato adeguate soluzioni alla situazione del Paese: è insufficiente e recessiva, perché taglia gli investimenti produttivi fondamentali per la crescita e lo sviluppo. Non diminuisce la pressione fiscale sul reddito da lavoro dipendente e da pensione, rinunciando così ad agire sulla domanda interna. Non favorisce la creazione di lavoro stabile, né la coesione del Paese». La lettera è firmata da Angela Mondellini, Rita Pavan e Abele Parente, rispettivamente segretari generali di Cgil Monza Brianza, Cisl Monza Brianza Lecco e Uil Monza Brianza.
Anche in Brianza, insomma, le misure preparate dal Governo destano perplessità.

E se in campo pensionistico i sindacati non sono contrari a quota 100, il provvedimento resta « però insufficiente nell’ambito di una revisione del sistema previdenziale. Ma chi ha iniziato a lavorare presto, dovrà comunque andare in pensione prima». Lo stesso scetticismo accompagna l’avvio del reddito di cittadinanza. Nonostante, fanno notare i tre segretari, «il buon lavoro svolto sul territorio da Afol, l’agenzia che gestisce i centri per l’impiego». E ancora più netta è l’opposizione alla cosiddetta pace fiscale, «in realtà un condono, una scelta diseducativa, una beffa per chi paga regolarmente le tasse».