«FALLIMENTO TRENKWALDER, LE SOCIETÀ CLIENTI PAGHINO I LAVORATORI»

Una trentina di lavoratori del Lecchese e della Brianza sono rimasti coinvolti dal crack. Giovanni Agudio, Felsa Cisl: «Le aziende clienti si facciano carico degli stipendi. Non è solo una questione economica, ma anche etica»

 

 

Il fallimento della Trenkwalder, la società di lavoro interinale la cui «fine» è stata sancita il 7 dicembre dal Tribunale di Modena, arriva a lambire anche il Lecchese e la Brianza. Tra le quasi duemila persone rimaste scottate in Lombardia dalla brusco epilogo della società, entrata in concordato preventivo il 20 ottobre e dichiarata fallita dopo poco più di un mese, vi sono anche una trentina di lavoratori in forza a diverse società attive A Lecco e a Monza, in diversi settori dal commercio al metalmeccanico.

«I loro contratti sono scaduti, ma a partire da settembre non hanno percepito gli stipendi arretrati – spiega Giovanni Agudio della Felsa Cisl di Lecco -. Noi chiediamo che siano le imprese utilizzatrici a pagare "in solido" le buste paga mancanti. C'è una norma che lo prevede».

In merito, il 27 dicembre, il curatore fallimentare ha inviato una lettera a tutte le realtà clienti della Trenkwalder. «Ma non tutte si sono dette disponibili a pagare direttamente i lavoratori», osserva Agudio. Le aziende coinvolte temono infatti di trovarsi nelle condizioni di pagare due volte il medesimo operaio se, dopo aver versato il salario, dovesse arrivare la fatturazione da parta parte della società somministratrice.

Una ipotesi sulla quale ha cercato di far chiarezza lo stesso curatore, intenzionato a sboccare una situazione incresciosa, anche dal punto di vista etico, oltre che economico. «Da parte nostra – ha garantito Agudio – siamo pronti a intraprendere qualsiasi azione per tutelare i lavoratori». Non trattandosi – in riferimento al caso lecchese – di cifre stratosferiche, la speranza è che si possa chiudere velocemente la questione.