«Case popolari, no al nuovo regolamento»

Il nuovo regolamento regionale per l’accesso alle case popolari penalizza e discrimina le famiglie più in difficoltà economica e abitativa. Toglie inoltre ogni strumento ai Comuni per affrontare l’emergenza e gli sfratti e cancella decine di migliaia di domande di casa popolare già presentate.

Per questi motivi, il 28 febbraio Cgil, Cisl e Uil Lombardia, insieme a Sunia, Sicet, Unione inquilini e Conla organizzano un presidio a Milano davanti al Grattacielo Pirelli (via Fabio Filzi 22, ore 16-18), sede del Consiglio regionale.

«Da una brutta legge, la n. 16 del 2016, non ci si poteva attendere che un pessimo Regolamento – è scritto in un comunicato firmato da tutte le sigle -, ma in questo caso la Giunta Regionale è andata ben oltre ogni limite e aspettativa. Le nuove regole per accedere alle case popolari non sono semplicemente sbagliate, sono anche discriminatorie verso i soggetti più deboli».

Da un lato, spiegano i rappresentanti degli inquilini, nella loro concreta applicazione, operano una vera e propria selezione preventiva per limitare l’accesso all’alloggio alle famiglie più povere (limite del 20% sul totale delle assegnazioni, obbligo della dichiarazione comunale di stato d’indigenza, possibilità di presentare la domanda esclusivamente nel Comune di residenza, ecc.).

Dall’altro lato, privilegiano nell’attribuzione dei punteggi le condizioni soggettive (periodo di residenza, categoria sociale di appartenenza,…) alle condizioni oggettive indicative della difficoltà abitativa (sfratto, emergenza diversa, deprivazione abitativa, necessità di tutela dei minori o sanitaria,…).

«Ormai – termina il comunicato – siamo al secondo tentativo di modifica di un regolamento che presto la Regione dovrà nuovamente modificare perché destinato a fallire, sia sul piano della gestione delle procedure, sia su quello delle finalità sociali proprie del patrimonio di edilizia pubblica. La Giunta Regionale deve prenderne atto e cambiare il Regolamento e la Legge n. 16/2016 e fare una vera riforma dell’edilizia pubblica che tenga conto della realtà della domanda sociale di casa».