La Panem è in lenta ripresa. Da aprile, dieci lavoratori hanno riattivato i macchinari e hanno iniziato a sfornare pane e la direzione sta ora cercando nuovi clienti per rilanciare ulteriormente l’azienda.
Lo storico panificio industriale di Muggiò, dopo anni di crisi e un lungo periodo di fermo, è stato acquistato da Panitalia. Il nuovo progetto industriale poggia su una visione moderna del mercato e si avvale dell’utilizzo delle farine di Molino Rachello. La nuova produzione è realizzata con materie prime di alta qualità. I prodotti sono privi di zuccheri aggiunti, emulsionanti, lattosio, conservanti e sono lavorati seguendo scrupolosi controlli e i dettami delle più stringenti certificazioni. Vengono confezionati in un ambiente sterile, a temperatura controllata, mutuato dalla moderna tecnologia delle aziende farmaceutiche. L’obiettivo è creare una filiera 100% italiana e certificata in ogni fase della lavorazione.
Non si punta però a fare solo buoni prodotti, ma anche di essere in grado di ben interpretare e anticipare le sempre maggiori richieste dei consumatori sui temi della sicurezza alimentare, della versatilità di consumo e di conservazione, ed infine del servizio.
La Panem è stata considerata per decenni il più grande panificio d’Italia (l’attuale superficie complessiva è di 28mila mq) e il terzo in Europa, specie nel periodo dal 1989 al 2003 quando prima Barilla e poi Gran Milano ne curarono lo sviluppo. Il progetto industriale vuole ridare valore a storici marchi come Panem, Panitalia, Panfamiglia e Buralli. Panem.
«La ripresa della produzione – spiega Stefano Bosisio, Fai Cisl Mbl – è un segnale positivo in un comprensorio, come quello brianteo, che sta conoscendo chiusure di aziende storiche. Attualmente hanno ripreso a lavorare una decina di persone, come sindacato speriamo che la produzione riprenda con slancio e si possano aumentare i volumi. Ciò permetterebbe di creare nuova occupazione e, si spera, possano essere riassunti i dipendenti ora