«Odio razziale? No, però…»

Un ritorno a un drammatico passato fatto di odi razziali e libertà negate ora è difficilmente immaginabile. Ma è comunque possibile fare qualche inquietante parallelismo con i nostri tempi. Se n’è parlato in un incontro organizzato dalla Cisl Monza Brianza Lecco, sul tema «1938-2019 Il diritto contro i diritti».

All’appuntamento, ospitato venerdì mattina dall’Istituto Mapelli di Monza, hanno preso parte anche gli studenti brianzoli che hanno partecipato all’edizione 2019 del viaggio a Auschwitz «In treno per la memoria».

La loro presenza all’incontro non è stata ovviamente casuale, così come non lo è stato l’intervento di Fabio Isman, giornalista e scrittore, autore del volume «1938, l’Italia razzista». Il libro traccia la storia delle persecuzione degli ebrei in Italia, avviata nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali e conclusa nel 1945 con la Liberazione e la fine della guerra. Ma le conseguenze di quelle norme andarono ben oltre il 25 aprile del 1945.

L’Egeli, l’ente appositamente costituito per la gestione dei beni sottratti agli ebrei, fu cancellato solo nel 1997. E fino al 1962 pretendeva che i proprietari pagassero le spese per la gestione e la miglioria degli stessi beni confiscati. Un paradosso che conferma come la persecuzione degli ebrei fu durissima anche in Italia.

«Le leggi razziali – precisa Isman – prevedevano anche che gli ebrei non potessero viaggiare, fare le vacanze e allevare piccioni viaggiatori. Di fronte a questa situazione la gente inizialmente rimase indifferente. Poi cercò anche di approfittarne. E questa storia è nata con un censimento. Quando io adesso sento qualcuno che parla di censire una categoria di persone, sento dei brividi lungo la schiena».

Il fascismo individuò nella popolazione ebraica il nemico. L’individuazione di un nemico va, però, accompagnata alla creazione di un clima generale di rabbia e sospetto. Roberto Lusardi, docente di sociologia all’Università di Bergamo, ha elencato gli ingredienti ideali per la ricetta della paura e dell’odio: abbondanza di pregiudizi, crisi economica quanto basta, disinformazione a piacere, mezzi di comunicazione di massa e social.

«Se dobbiamo affondare il nemico – spiega Lusardi -, dobbiamo fare leva sui pregiudizi. Ci sono inquietanti analogie con quanto sta accadendo ai nostri giorni. Si costruisce un nemico martellando ed eludendo qualsiasi forma di critica e pensiero divergente. Adesso il nemico è lo straniero».

«C’è chi si muove e cerca di arrivare qui – spiega il legale Alberto Guariso, componente dell’associazione “Studi, diritto e lavoro” -, ma non è un’invasione. Per muoversi servono coraggio, voglia e soldi. Adesso non c’è più spazio nemmeno per chi aveva diritto alla protezione umanitaria».

«Secondo noi – conclude Mirco Scaccabarozzi, segretario Cisl Monza Brianza Lecco – questo è il modo giusto per affrontare un tema, soprattutto all’interno di una scuola: nessuna propaganda, ma un confronto serio a sostegno di una tesi».