La Stema, società che produce ingranaggi per divani letto, è fallita. La procedura concorsuale ha portato alla sospensione delle attività e ciò ha colpito direttamente anche i 56 lavoratori che, a partire dal 9 luglio, sono stati sospesi.
«Un altro duro colpo di abbatte sulla piccola comunità di Ronco Briantino già toccata dalla chiusura della Frigel – osserva Gabriele Fiore, Fim Cisl Mbl -. Se è vero che la Stema ha problemi legati alla mancanza di investimenti negli scorsi anni, è anche vero che non è un’impresa decotta. Ha un know-how importante che può permettere la ripresa delle attività».
In effetti, l’azienda ha due clienti importanti che garantiscono un certo numero di commesse ogni anno. «Gli stessi clienti – continua Fiore – ha infatti chiesto al curatore di poter continuare con un esercizio provvisorio e ha annunciato che ci sarebbe l’interessamento all’acquisizione. Adesso siamo in attesa che il curatore si esprima. Da parte sua, lo stesso curatore si è detto disponibile a effettuare una valutazione dei costi e quindi prevedere un utilizzo ridotto dell’organico».
Intanto, però, a Ronco Briantino si è aperto un grave problema sociale: 56 famiglie sono rimaste senza reddito e rischiano di dover dipendere dalla concessione della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. «Come sindacato – conclude Fiore – pensiamo che l’azienda abbia un valore sia per le conoscenze di cui è in possesso sia per il ruolo occupazionale che riveste. Ecco questo valore non va disperso. Dobbiamo lavorare affinché siano messi in campo tutti gli sforzi possibili per salvare la società e i posti di lavoro». Oggi si è tenuto un incontro tra le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali e regionali. Il sindacato ha chiesto che la Regione Lombardia finanzi nuovamente l’anticipazione sociale che garantisce una copertura migliore in caso di perdita di lavoro.
Intanto, si va verso un’intesa per la Frigel, altra azienda in crisi di Ronco Briantino. Mercoledì 17, azienda e sindacato si incontreranno per discutere un’ipotesi di salvataggio della realtà brianzola e di almeno una parte dei posti di lavoro.