FIM: PREMIER RENZI, SERVONO INVESTIMENTI NEL VIMERCATESE

Il 6 novembre i metalmeccanici della Cisl organizzano un presidio per chiedere un maggiore impegno a sostegno della «Silicon Valley della Brianza». Senza nuovi progetti l'area industriale rischia di implodere e morire.

Un presidio per chiedere un confronto sulla politica industriale del Governo Renzi. Lo organizzano giovedì 6 novembre (ore 14,30 davanti alla sede Alcatel) i delegati della Fim Cisl Monza Brianza Lecco. «Presidente Matteo Renzi – è scritto in un comunicato – vogliamo aprire un dibattito sulla politica industriale, sugli investimenti e sul lavoro». Ibm, Celestica, Bames, Sem, Alcatel Lucent, Micron, StMicroelectronics, Compel, Linkra: sono solo alcuni dei nomi più importanti delle realtà del Vimercatese che hanno fatto la storia di questa zona «la Silicon valley della Brianza», ma che ora stanno vivendo momenti di crisi.
Secondo i responsabili della Fim sono indispensabili nuovi progetti e nuovi investimenti. «Lei visita il nuovo campus di Alcatel Lucent – osservano rivolgendosi a Matteo Renzi -, le ricordiamo che questa azienda in continua ristrutturazione ha dichiarato 586 esuberi. Micron: vi è ristrutturazione e 37 persone sono considerate ancora esuberi. STMicroelectronics (partecipata dal Ministero delle finanze) e Micron devono fare la loro parte per garantire il lavoro e evitare licenziamenti. Quello che resta di IBM e Celestica sono due aziende (Bames e Sem) in fallimento e circa 400 lavoratori licenziati e un area su cui concentrare gli sforzi per la re-industrializzazione. Compel e Linkra sono in contratto di solidarietà (oltre 500 lavoratori), alla Nokia Solutions Networks ci sono 110 licenziamenti, alla Italtel altri 150».
«Serve una politica industriale che ci faccia diventare “sistema Paese” – concludono -. Il confronto sui temi del lavoro e del Jobs act deve avere al centro il rilancio della politica industriale, il sostegno all'occupazione, le politiche attive, l'ingresso dei giovani, la partecipazione delle donne al lavoro, la formazione. Depotenziare l'art. 18, è sbagliato e fuorviante e fa perdere di vista l'obiettivo giusto della riforma, quello di allargare le opportunità e le tutele alle persone oggi escluse dal mercato di lavoro o precarie».