«Serve un nuovo modello di sanità»

Cgil, Cisl e Uil di Monza e della Brianza hanno inviato una lettera a Giulio Gallera, assessore Welfare della Regione Lombardia. In essa fanno il punto sulla situazione del sistema sanitario in Provincia di Monza e Brianza e chiedono «che venga utilizzato tutto il 2020, non solo per adempiere a impegni “burocratici”, ma per delineare e far partire un nuovo modello di sanità, per avviare una sperimentazione in Brianza cogliendo l’occasione di una importante trasformazione, di un momento di profonda crisi, valorizzando le tante competenze presenti e cogliendo i diversi punti di vista». Ecco il testo

Alla cortese attenzione
Dott. Giulio Gallera
Assessore Welfare Regione Lombardia

Gentile Assessore,

dopo un anno di lavoro siamo tornati esattamente dove eravamo. In Consiglio regionale, a novembre 2018, si ipotizzava il ritorno di Desio con Vimercate. Ora, con la trasformazione di Monza in IRCCS e l’approvazione dell’emendamento al documento economico finanziario di Regione Lombardia, si torna, nei fatti, alla situazione delineata a fine 2018.

In questi mesi abbiamo auspicato una discussione aperta, partecipata, all’altezza della situazione. Invece assistiamo ad un confronto ancora concentrato, prevalentemente, sul destino e sul governo delle strutture ospedaliere, con poca attenzione ai servizi territoriali, alla programmazione delle risorse, all’integrazione tra servizi sanitari e sociali. Un dibattito svolto all’interno di confini che non sono solo quelli delle attuali aziende sanitarie o di altre che qualcuno ipotizza, ma quelli della situazione data.

Dopo quattro anni dall’approvazione della legge regionale 23/2015 sembra avviarsi un lavoro sui Presidi sociosanitari territoriali (PreSST) e sui Presidi Ospedalieri Territoriali (POT), ma senza programmazione, con eccessive incertezze e con poche risorse.

Si è lavorato quasi esclusivamente sulla cronicità, raggiungendo obiettivi parziali e non sufficienti. Le liste di attesa e l’accessibilità ai servizi presentano ancora grandi problemi, in parte a causa della mancanza di personale, in parte per l’inappropriatezza di cure ed esami, in buona parte per l’assenza di valide alternative. Solo per essere espliciti avanziamo, a tale proposito, l’esempio dei Pronto Soccorso spesso sovraffollati e la mancanza di altri luoghi idonei ad accogliere e rispondere alle necessità dei cittadini.

In questa situazione c’è chi continua ad inseguire logiche di campanile del tutto inadeguate o chi propone di costituire nuove aziende sanitarie territoriali, come quella di Desio.

Quelle proposte, a nostro avviso, non fanno i conti con la reale situazione di difficoltà economica ed organizzativa delle attuali aziende sanitarie pubbliche.

Si è fatto un gran parlare delle difficoltà in cui oggi verserebbe l’ospedale di Desio, senza neppure considerare che una situazione analoga coinvolge tutti i presidi ospedalieri presenti in Brianza, senza denunciare il perdurare della centralizzazione ospedaliera dei servizi, senza contestare la prevalenza della dimensione sanitaria dei servizi alla persona, senza prendere atto della mancanza di ruolo e di prospettiva dei servizi e delle strutture territoriali.

Non abbiamo visto alcuna preoccupazione per una possibile minore circolazione di idee e di buone pratiche, dal punto di vista clinico, assistenziale e organizzativo. Inoltre, solo per iniziare il cammino di una nuova struttura, si spenderebbero alcuni milioni di euro, senza cambiare realmente l’attuale stato di cose: sono risorse che potrebbero essere usate in altro modo.

Chiediamo coraggio.
Chiediamo che venga utilizzato tutto il 2020, non solo per adempiere a impegni “burocratici”, ma per delineare e far partire un nuovo modello di sanità, per avviare una sperimentazione in Brianza cogliendo l’occasione di una importante trasformazione, di un momento di profonda crisi, valorizzando le tante competenze presenti e cogliendo i diversi punti di vista.

Chiediamo venga dato il mandato alla Direzione di ATS di convocare subito una sorta di “Stati Generali” della sanità, del settore sociosanitario, dei servizi sociali in Brianza, coinvolgendo le Amministrazioni locali, gli operatori, i medici di medicina generale, le parti sociali e l’associazionismo, per avviare un vero confronto partecipato che permetta una visione a medio‐ lungo termine.

Si parta dai bisogni, dalle tante diversità degli assistiti, dalle nuove fragilità, dall’invecchiamento della popolazione, dalle pluripatologie, dalla maggiore complessità delle cure e dall’attivazione di una nuova rete di servizi territoriali per definire i nuovi assetti della sanità in Brianza.

A nostro avviso è questa la condizione per cambiare davvero, altrimenti temiamo si corra il rischio di assistere all’involuzione del sistema sanitario.

Come noto, abbiamo avanzato la proposta di costituire una unica ASST in Brianza e condividiamo la proposta di trasformazione dell’ospedale di Monza in IRCCS, rispetto al quale chiediamo vengano chiariti al più presto i nodi riguardanti il destino delle lavoratrici e dei lavoratori della Fondazione MBBM e dell’attuale ASST Monza.

Chiediamo

  • di cambiare ruoli, pesi e rapporti tra strutture ospedaliere e territorio;
  • di definire gli ambiti territoriali dei PreSST, le prestazioni di cui devono essere titolari, le competenze che devono essere presenti al loro interno;
  • una regia nel processo di integrazione tra servizi sociali e sociosanitari erogati da soggetti istituzionali diversi;
  • strutture accessibili nelle ventiquattr’ore, a bassa intensità;
  • investimenti nelle cure domiciliari;
  • di diversificare le specializzazioni delle diverse strutture sanitarie, a partire da quelle ospedaliere, di investire nelle prestazioni di alta qualità e rafforzare l’organizzazione che gli permette di essere tali;
  • di rafforzare le relazioni delle diverse strutture in Brianza con l’Università e investire nelle eventuali sinergie (non solo con il San Gerardo o con l’IRCCS)
  • Riteniamo vi siano oggi le condizioni per avviare un ripensamento, un’occasione da non sprecare, per non trovarci a fine 2020 a discutere ancora se e come l’ospedale di Desio debba tornare con Vimercate.

Il ritorno ad una situazione, per molti aspetti, simile a quella di quattro anni fa, significherebbe spendere ancora ingenti risorse e aver vanificato l’impiego di quelle utilizzate in questi anni, senza aver spiegato neppure i motivi di quelle scelte e di quelle attuali.

Chiediamo alla politica regionale, come a quella locale, di fare un passo avanti, di provare a dare una risposta vera e collettiva alla comunità della Brianza.

Vi chiediamo di avere coraggio e di fare investimenti per cambiare un modello che oggi rischia di piegarsi su se stesso.