Cassa integrazione? Contratti di solidarietà? No, ai tempi del coronavirus c’è un settore che fa ricorso agli straordinari. Sì, avete letto bene. È il comparto alimentare. «Le grandi aziende del territorio continuano a produrre e a produrre a pieno regime – spiega Stefano Bosisio, Fai Cisl Mbl -. Le esigenze alimentari della popolazione non sono diminuite. Anzi, stando più a casa, i consumi di alcuni alimenti crescono. Da qui un aumento della produzione».
Per i dipendenti, i problemi di un eventuale trasmissione del Covid-19 sono inferiori rispetto a quelli di altri comparti. «Il settore – continua Bosisio – ha già elevati standard igienici dovendo fare i conti con gli alimenti e la loro preparazione. Quindi da sempre è in vigore l’uso di mascherine, grembiuli, guanti, ecc. I processi di sanificazione degli ambienti sono costanti. In questi ultimi tempi le norme di sicurezza sono migliorate ulteriormente. Sono state attuate le nuove disposizioni governative che prevedono distanze minime tra i lavoratori e sono state previste anche nuove sanificazioni straordinarie».
La produzione è quindi aumentata e, in alcuni casi, sono stati chiesti gli straordinari. Tutto bene quindi? In realtà no, anche nel settore alimentare ci sono alcuni casi problematici. «Se le grandi aziende stanno ottenendo ottimi risultati – conclude Bosisio -, quelle che producono che producono semilavorati per la ristorazione e piatti pronti hanno subito una flessione. La chiusura dei locali ha fatto calare gli ordini e ha messo in difficoltà alcune realtà. Con la ripresa delle attività speriamo possano tornare a produrre come prima di questa emergenza sanitaria».