Cgil, Cisl e Uil in campo contro Covid-19

Il sindacato è in prima linea contro il diffondersi del coronavirus sia in provincia di Lecco che in quella di Monza e della Brianza. Cgil, Cisl e Uil, facendo leva sulla propria rete di delegati, continuano a monitorare le attività aperte controllando la situazione in ogni azienda. «I titolari delle attività giudicate necessarie – spiega Mirco Scaccabarozzi, Cisl Mbl – devono mantenere alta la guardia e garantire ai dipendenti i Dpi (dispositivi di protezione individuale), le soluzioni idroalcoliche disinfettanti, ambienti sanificati periodicamente e tutte le procedure previste dal protocollo del 14 marzo 2020 firmato da Governo, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali. Inoltre, in ogni occasione possibile, devono incentivare ed estendere lo smart working».

Ci sono, però, ancora molte attività produttive che non sono assolutamente necessarie ed essenziali (come definito dal Dpcm del 22 marzo 2020), che sono attualmente aperte e normalmente in attività. «Riteniamo – continua Scaccabarozzi – che sia fondamentale ridurre il più possibile la circolazione delle persone per evitare il diffondersi del contagio. È una fase critica, proprio per questo è importantissimo che tutti facciano la propria parte per evitare ricadute ancora più pesanti a livello sanitario e vanificare i sacrifici fatti fino ad oggi da tutti i cittadini e cittadine».

Proprio per evitare rischi, Cgil Cisl e Uil hanno segnalato alle rispettive Prefetture aziende non in regola, perché non avevano i codici Ateco permessi, o perché non rispettavano le norme minime di sicurezza. «La scorsa settimana – continua Mirco Scaccabarozzi – ne abbiamo segnalate 32 e Monza e in Brianza e una trentina a Lecco . Sono imprese di diversi settori: metalmeccanico, chimico, farmaceutico, ecc. Le nostre segnalazioni poi saranno vagliate dalla Prefettura cui spetta poi prendere le decisioni».

Il sindacato però è andato oltre. Venerdì 3 aprile, i rappresentanti sindacali hanno avuto un incontro nella Prefettura di Lecco sui problemi legati alla sicurezza dei lavoratori di Ats e Asst. «In quella sede – osserva Scaccabarozzi -, abbiamo chiesto che che tutti gli operatori sanitari e gli addetti alle pulizie siano dotati di adeguati dispositivi di protezione individuale e siano sottoposti a tamponi. Abbiamo, inoltre, ravvisato l’esigenza di individuare strutture per allocare le persone meno gravi e/o in quarantena dimesse dagli ospedali. Alloggi che potrebbero essere utilizzati anche ai dipendenti preoccupati di infettare i propri cari tornando a casa dopo il lavoro svolto a contatto con gli ammalati di Covid-19».

Sia al Prefetto di Monza sia a quello di Lecco, il sindacato ha poi chiesto che «vigilino sulla legalità». Il rischio è che la criminalità organizzata, come già in passato, si insinui nei processi di ricostruzione/rilancio e ne approfitti. «Alla Cisl – conclude Micrco Scaccabarozzi – interessa che le istituzioni del nostro Paese e l’esecutivo in primis non si arenino sulle parole d’ordine dell’immediato e definiscano già oggi, ancorché in prospettiva, i passi necessari per uscire dall’empasse determinato dalla pandemia. Si badi bene a non confondere le cose: non siamo per una ripresa indiscriminata e non ne facciamo una questione di percentuali sul riavvio delle attività produttive. Come testimonia l’impegno unitario del sindacato confederale, il valore della vita, della sicurezza sul lavoro e della tutela salariale è stato e continua ad essere il fulcro dell’azione sul territorio e dell’interazione istituzionale».