Addio Maggi Catene e Husqvarna

Due realtà storiche del tessuto economico lecchese hanno chiuso definitivamente i battenti. Terminata la cassa integrazione, Maggi Catene di Olginate e la Husqvarna di Valmadrera hanno licenziato i dipendenti rimasti e hanno messo fine alle loro attività. «Si chiude un capitolo importante del nostro territorio – osserva Pierangelo Arnoldi, Fim Cisl Mbl -. Stiamo parlando di due società che hanno rappresentato fili importanti dell’ordito produttivo lecchese. La loro scomparsa non tocca solo i lavoratori, ma tutta la Provincia».

Fondata nel 1925, la Maggi Catene faceva capo all’omonima famiglia. Una famiglia importante che con Giovanni Maggi è stata ai vertici di Confindustria Lecco, per poi assumere incarichi importanti in Confindustria. I primi segnali delle difficoltà vissute si sono avuti nel 2017 poi, in un anno e mezzo, la crisi è precipitata ed è culminata con il fallimento. Nell’azienda, produttrice di catene da neve, erano rimasti cinquanta lavoratori. A loro era stata accordato un anno di cassa integrazione speciale, terminato appunto nei giorni scorsi. «Abbiamo cercato di estendere il periodo di “cassa” applicando la cig ordinaria per Covid-19. Il curatore
si è però opposto così sono partiti i licenziamenti. Quattro o cinque dipendenti potranno andare a breve in pensione, per gli altri (per cui è prevista la Naspi) si prospetta un futuro difficile in un contesto economico reso più complicato dalla pandemia di coronavirus».

Non troppo dissimile, la situazione all’Husqvarna di Valmadrera. Per i dipendenti dell’azienda produttrice di tosaerba, la crisi era iniziata lo scorso anno quando la casa-madre svedese aveva annunciato lo stop della produzione e il mantenimento nel sito lecchese dei soli uffici amministrativi e commerciali. Per 80 lavoratori, tra i quali molte donne e moltissimi ultracinquantenni, si è aperto così un periodo difficilissimo che, dopo la cassa integrazione speciale, ha portato al licenziamento (e alla Naspi). «Il contesto attuale – osserva Pierangelo Arnoldi, Fim Cisl Mbl – non favorisce certo il loro ricollocamento. La crisi economica e il blocco degli spostamenti determinati dalla pandemia hanno impedito in questi ultimi mesi una seria ricerca di un posto di lavoro. A ciò va aggiunto che da febbraio in avanti, proprio a causa del Covid-19, sono stati anche fermati i corsi di riqualificazione professionale della provincia. Una difficoltà che si è sommata alle altre difficoltà».