Vacca (Fim): «Preoccupati per l’autunno»

«Siamo preoccupati per ciò che ci può riservare l’autunno. Temiamo per i prossimi mesi si prepari una crisi produttiva che abbia forti ripercussioni occupazionali». È questa l’analisi di Enrico Vacca, segretario generale Fim Cisl Mbl al rientro dalla manifestazione dei metalmeccanici che si è tenuta ieri, 25 giugno, a Roma.

I timori sono legati alla ripresa. Già in questo frangente, dopo mesi di chiusura parziale o totale legata al coronavirus, si sta assistendo a un calo di ordinativi e quindi a un rallentamento (in alcuni casi, anche la fermata) della produzione.

«Qualcuno ci obietta che alcune aziende stanno facendo straordinari o stanno applicando soluzioni per aumentare la produzione – osserva Vacca -. È vero, ma in generale si tratta di code di ordini rimasti sospesi per colpa della quarantena. La stragrande maggioranza delle aziende sta vivendo un periodo complicato. Per fortuna oltre alle nove settimane di cassa integrazione per Covid-19 e alle cinque aggiuntive, sono state concesse altre quattro settimane di cig. E, per fortuna, è ancora attivo il blocco dei licenziamenti. Questi interventi sono positivi, ma non bastano per rilanciare l’economia».

L’automotive, che vale da sola il 6-7% del Pil nazionale e ha una forte presenza anche in Brianza e nel Lecchese, ha perso l’80% degli ordini. Questo può ovviamente avere una ricaduta sull’occupazione. Anche perché al calo degli ordini si è unito un calo di liquidità. «Il problema dell’accesso al credito – continua Vacca – è drammatico. Le imprese non hanno liquidità e fanno fatica a procurarsela. Serve un’iniezione di fondi per le imprese. In questo senso potrebbero venirci incontro i fondi messi a disposizione dall’Unione europea. Sempre che questi vengano convogliati nella giusta direzione».

Secondo il sindacalista è necessario però che questi stanziamenti siano indirizzati verso il sostegno dell’occupazione, ma anche verso investimenti in innovazione e in infrastrutture. «Questa – sottolinea Vacca – è un’occasione unica per migliorare il nostro sistema Paese. Penso alle grandi opere (ponti, strade, ecc.), ma anche alla rete dati e telefonica, perno dello sviluppo futuro. Come sindacato chiediamo che gli aiuti non siano distribuiti a pioggia, ma siano indirizzati verso quelle imprese che sanno investire e sanno tutelare l’occupazione».

Il rischio è di vivere un autunno di recessione. Se la produzione industriale inizia a soffrire, a cascata possono entrare in crisi anche gli altri settori. «La crisi può avvolgersi su se stessa e provocare danni al tessuto sociale – conclude Vacca -. In questo contesto, poi, per i metalmeccanici si apre anche la stagione contrattuale. Noi vorremmo che il rinnovo del contratto non si fermi alle pur legittime rivendicazioni salariali, ma vada oltre, per immaginare nuove forme di lavoro che aumentino la produttività. Per esempio, ci piacerebbe inserire lo smartworking nella contrattazione per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti e, allo stesso tempo, garantire un efficienza produttiva alle imprese. Il sindacato è pronto alla contrattazione. Di fronte alle chiusure, però, siamo pronti alla mobilitazione».