«St, non cancellate lo smart-working»

Lo smart-working è uno strumento indispensabile. Il lavoro a casa ha permesso di continuare le attività da casa durante la quarantena e ora, che il coronavirus non è affatto sconfitto, non va messo in soffitta, anche perché può rappresentare il primo pilastro di «un’organizzazione del lavoro più moderna, amica dell’ambiente e delle persone». È questo il senso di una petizione lanciata sulla piattaforma online www.openpetition.eu dal coordinamento europeo delle rappresentanze sindacali. L’obiettivo è di arrivare a 62mila firme. Un obiettivo non difficile da raggiungere considerato il fatto che, a pochi giorni dall’avvio della raccolta è già vicino alle mille firme.

La St Microelectonics è il più grande produttore di chip in Europa, ha circa 46.000 dipendenti in 11 fabbriche nel mondo, oltre che 80 uffici di vendita e marketing in 35 paesi che servono oltre 100mila clienti. In Italia conta più circa 10 mila addetti di cui quasi 6000 in Lombardia: 4700 ad Agrate, 1200 a Castelletto di Cornaredo.

«Lo strumento dello smart-working è stato utilizzato in modo fortissimo nel momento più critico dell’emergenza sanitaria. Ha permesso di tutelare la salute dei lavoratori e di far andare avanti i programmi di progettazione, produttivi, commerciali in un contesto di crisi mondiale – spiegano i delegati della St di Agrate Brianza -. Chiediamo di continuare a utilizzare il lavoro da remoto non in maniera massiccia, come è avvenuto mesi fa, ma con una flessibilità maggiore rispetto a quella che l’azienda vuole concedere. La pandemia c’è ancora. È bene rientrare in fabbrica ma con gradualità».

Durante la quarantena, grazie a un accordo sindacale, tutti coloro che potevano sono rimasti a casa in smart-working. Nello stabilimento sono rimasti solo i lavoratori dei reparti produttivi e i manutentori, circa 1.700 persone. Nel clou del lockdown, quasi il 100% dei 2.700 dipendenti «non produttivi» ne ha goduto. Oggi i dati sono scesi e attualmente il 70% dei è tornato in sede e l’obiettivo della direzione aziendale è di raggiungere l’85% entro fine settembre.

«Lo stato di emergenza del governo durerà fino al 15 ottobre – osservano i delegati -. Noi pensiamo che si possa e si debba concedere lo smart-working, a rotazione, a tutti coloro che possono, compatibilmente con la loro attività, in modo da assicurare una presenza massima nel sito del 60%».

La petizione di sindacati e lavoratori è indirizzata al Ceo di St, Jean-Marc Chery. «Lavorare da remoto – scrivono – ha permesso di tutelare al meglio la salute dei dipendenti ma anche di proseguire le attività necessarie alla sopravvivenza di St in un contesto mondiale di crisi economica e di sperimentare questa modalità di lavoro in ambiti diversi da quelli tradizionalmente ritenuti ottimali». Un esperimento positivo da non abbandonare.