I lavoratori della Icar hanno dichiarato lo stato di agitazione e un pacchetto di otto ore di sciopero da utilizzare da qui alla fine di ottobre. È la prima risposta del sindacato alla difficile situazione che sta attraversando l’azienda monzese che produce trasformatori e condensatori.
La società, di proprietà della famiglia Castellini, non ha ancora approvato il bilancio del 2019. L’assemblea dei soci più volte convocata è stata sempre rimandata. Il bilancio 2018 ha chiuso con una forte perdita e quello 2019 si teme possa registrare un altro rosso.
«Non sappiamo con precisione a quanto ammonti la perdita, la direzione non ce lo ha comunicato – spiega Gabriele Fiore, Fim Cisl Mbl -, ma temiamo che si tratti di un ammanco molto forte. La nostra preoccupazione è che la famiglia Castellini, che in passato ha sempre coperto i buchi di bilancio, quest’anno non sia più disposta a farlo. Se non dovesse intervenire, si aprirebbe una grave crisi aziendale».
Se non ci sono, al momento, prese di posizioni ufficiali da parte della proprietà, si sta iniziando a manifestare una forte crisi finanziaria. Finora la Icar, che occupa 160 dipendenti nello storico stabilimento di via Isonzo, aveva sempre pagato l’anticipo della cassa integrazione per Covid-19, ma da settembre ha annunciato che non lo farà più. «Ciò significa – continua Fiore – che molti dipendenti, che sono a casa proprio in cig, si troveranno con stipendi bassi, quasi nulli. I segni di questa crisi finanziaria sono evidenti anche nel fatto che l’azienda fa fatica a rispondere alle commesse perché mancano i materiali. Negli ultimi tempi ci sono state infatti difficoltà a pagare i fornitori».
Il sindacato ha quindi dichiarato lo stato di agitazione. «La situazione è in evoluzione – conclude Fiore – vedremo quali risposte metterà in campo la proprietà per far fronte a questa crisi».