«Covid-19, più sanità territoriale»

«Ci aspettavamo di arrivare meno impreparati a questa seconda ondata di contagi, anche perché nei mesi scorsi avevamo più volte segnalato la necessità di attuare, in tempi rapidi, i provvedimenti indispensabili per rafforzare il sistema sanitario in Lombardia». Un’amara considerazione che arriva dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil provinciali, Angela Mondellini, Mirco Scaccabarozzi e Abele Parente, che nella giornata di ieri hanno chiesto un incontro al prefetto di Monza e Brianza Patrizia Palmisani. Incontro concesso già per domani, mercoledì 11 novembre. Con questa iniziativa, le organizzazioni sindacali chiedono di essere coinvolte per «monitorare adeguatamente la situazione e garantire una informazione tempestiva a lavoratori, pensionati e cittadini» che rappresentano.

Già il 13 luglio, davanti all’Ats della Brianza, e due giorni dopo di fronte all’ospedale San Gerardo, i sindacati avevano organizzato due presidi per sottolineare le carenze di un modello sanitario messo a durissima prova dall’emergenza sanitaria. In un documento unitario, si riconosceva, infatti, come la decantata eccellenza della sanità lombarda fosse determinata dall’impegno e dalla professionalità del personale, che opera in costante carenza di organico, mentre il modello organizzativo generale regionale si fosse rivelato gravemente inadeguato. Per questi motivi, si invitavano Regione e Governo a sfruttare i mesi estivi per «correggere gli errori e predisporre strumenti adeguati ad affrontare una eventuale (sic!) nuova ondata epidemica autunnale». Un appello, purtroppo, rimasto inascoltato.

I sindacati proponevano, tra l’altro, di attivare subito un nucleo di assistenza territoriale per ogni ambito: presidi che fossero «in grado di garantire un triage territoriale, di effettuare alcuni primi esami diagnostici e fornire assistenza domiciliare, a sostegno e in coordinamento con i medici di medicina generale e gli specialisti ospedalieri».

«Tali nuclei – proseguiva il documento – potrebbero dare assistenza alle persone in isolamento, senza lasciarle in balia di informazioni contraddittorie, valutando tempi e condizioni per eventuali ricoveri, in modo da evitare sovraffollamenti degli ospedali». Il documento si concludeva con la richiesta di «aumentare gli organici e stabilizzare i somministrati». Ma anche le richieste di rafforzamento del personale sono cadute nel vuoto.

«Per quanto riguarda gli organici insufficienti, rimproveriamo alla Regione la mancata stabilizzazione dei precari in Lombardia – aggiungono i segretari confederali – e ci lascia perplessi l’idea di utilizzare l’esercito perché è la solita scelta dettata dall’emergenza che non va a incidere sui problemi strutturali della sanità lombarda».

Cgil, Cisl e Uil esprimono molta preoccupazione anche per le anziane e gli anziani ospitati nelle Rsa: «Le persone più fragili vanno tutelate, chiediamo alla Regione maggiore attenzione per garantire la salute degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali».

«In questa complicata fase emergenziale, siamo tutti chiamati alla responsabilità – concludono i tre segretari – da parte nostra non è mai mancata e mai mancherà la disponibilità a collaborare in difesa del fondamentale diritto alla salute».