Pubblichiamo di seguito un intervento di Giuseppe Saronni, segretario Fnp Cisl Monza Brianza Lecco sulla situazione del sistema sanitario territoriale e sulle proposte delle organizzazioni sindacali per ricostruire dalle fondamenta il sistema.
Parlare di sanità oggi ci porta quasi automaticamente a concentrarci sugli effetti della pandemia in corso, ma di sanità è necessario parlare avendo uno sguardo che si spinga oltre il Covid, uno sguardo che metta a nudo le inefficienze e risolva i problemi prima che diventino strutturali.
Riteniamo urgente ripensare al sistema con cui ci si prende cura delle persone fragili, evidenziando il totale fallimento della Regione in particolare nel creare una medicina di territorio che passi dalla cura nella fase acuta, ad azioni di prevenzione sanitaria e di prossimità.
A cinque anni dall’entrata in vigore della Legge regionale n. 23/2015 e in scadenza del termine di sperimentazione, possiamo dire che molto dello spirito che guidò la stesura della legge sia stato disatteso.
Per questo abbiamo scelto di far nascere una piattaforma da offrire al confronto con il Governo regionale e con le istituzioni locali: è una piattaforma che indica interventi da attivare per alleviare gli effetti del Covid, su cui chiediamo di intensificare la sorveglianza attiva e il tracciamento dei contatti, condizioni a oggi totalmente saltate; è inoltre necessario rafforzare le dotazioni organiche aumentando la presenza di personale da impegnare sul territorio, facilitando così l’assistenza domiciliare delle persone asintomatiche.
Chiediamo che venga sviluppata la campagna di vaccinazione anti-influenzale, oggi resa impraticabile da inefficienze ed errori di gestione che ne rendono difficoltosa la somministrazione.
Vogliamo che si riaprano agli ospiti le unità d’offerta socio-sanitaria, (Rsa Centri Diurni ecc) condividendo una strategia sulla non auto-sufficienza.
Chiediamo di riprendere le attività ordinarie diagnostiche, ambulatoriali e chirurgiche oggi rallentate dalla fase pandemica con conseguente aggravamento delle liste d’attesa, situazione che sta obbligando l’utenza a rivolgersi sempre di più al sistema privato.
Fondamentale per un sistema sanitario efficiente è il personale, oggi sovraccaricato. Chiediamo quindi che si intensifichi l’attuazione dei piani di rafforzamento degli organici, ricorrendo all’utilizzo delle graduatorie concorsuali in essere, prevedendone la stabilizzazione, promuovendo l’inserimento dei giovani, tutelando i lavoratori presenti con contratti atipici.
Se questo è ciò che serviva già da ieri, oggi è urgente attivarsi per ricostruire le fondamenta del sistema, ripartendo dai Distretti a cui va assegnata autonomia tecnico-gestionale e economico-finanziaria. Parlano tutti di sanità di territorio, questo sarebbe un primo passo per realizzare un servizio di cura vicino al cittadino e rispondente alle diversità territoriali presenti nella nostra Regione.
Per una forte sanità territoriale si impongono nuovi modelli di cura a partire dall’assistenza domiciliare, dall’attivazione dell’infermiere di comunità che, in rapporto con una efficace ridefinizione del ruolo dei medici di medicina generale in una logica di aggregazione, rafforzi la presa in carico di pazienti alleggerendo l’ormai cronico assalto ai pronto soccorsi.
Che dire poi dei collegabili effetti di un sistema sanitario deficitario sul terreno dell’assistenza sociale oggi essenzialmente scaricato sui Comuni e sulle famiglie, scarsamente sovvenzionato, e soprattutto non coordinato. È necessario quindi riscrivere le regole, rendendole univoche e verificabili, introducendo un sistema di revisione degli accreditamenti in particolare per quanto attiene ai modelli organizzativi e di servizio.
Sugli ospedali potremmo dilungarci nell’elencare disfunzioni a partire dalla gestione dei Pronto Soccorso, dalla gestione delle degenze ospedaliere in rapporto alla carenza di personale infermieristico e medico specialistico, dalle modalità di gestione delle dimissioni protette, oggi prevalentemente un problema delle famiglie che si ritrovano dimessi congiunti che necessitano interventi riabilitativi, l’assenza di una progettualità che implementi il rapporto tra ospedale e territorio, essenziale per garantire la continuità assistenziale, una univocità di regole tra pubblico e privato convenzionato oggi sbilanciate a favore del secondo.
Insomma occorre riscrivere la Legge regionale 23/2015 introducendo obblighi ma soprattutto risorse immaginando il sistema sanitario non scollegato dai sistemi sociali, leggendo le diverse realtà territoriali in modo da realizzare risposte adeguate in una logica di rete in cui i diversi soggetti si relazionano e lavorano con un unico obbiettivo: la qualità della vita del cittadino.
Le nostre proposte comprendono anche temi quali, il lavoro e la formazione, i trasporti, la casa e la rigenerazione urbana, temi che devono essere affrontati dentro un unico quadro risolutivo.
Per questo, e altro ancora, abbiamo predisposto una vera e propria piattaforma sulla quale chiediamo a tutti i soggetti coinvolti, in primis Regione Lombardia, un confronto ma soprattutto una definizione concordata di cose da fare in fretta, convinti che il Sindacato, e la Cisl in particolare, possano dare un importante contributo.
Nel mese di settembre abbiamo fatti tre presidi davanti alla sede della Regione Lombardia. Continueremo, garantendo ai nostri iscritti e a tutti i cittadini il massimo impegno della Fnp Cisl per raggiungere un risultato utile.