San Vittore, un’occasione speciale

«Qual è il senso di un consiglio generale nel carcere di San Vittore? La Cisl Lombardia vuole rinsaldare i legami con “gli ultimi” e con chi lavora con essi. E il carcere è un luogo simbolo di un’umanità dolente che non possiamo ignorare». Rita Pavan, segretaria generale della Cisl Monza Brianza Lecco, sintetizza così una giornata speciale per i cislini lombardi. Vissuta anche da una quindicina della Cisl monzese e lecchese. Un appuntamento particolare nella casa circondariale milanese per una sessione formativa a un anno dall’incontro dei congressisti Cisl con papa Francesco avvenuto il 28 giugno 2017.

«In quella occasione – ricorda Rita Pavan -, il Pontefice ribadì l’importanza del lavoro e della sua dignità, ma ci stimolò anche a essere profetici tutelando i diritti di chi lavora, ma anche di chi il lavoro non ce l’ha o l’ha perso».

Un anno fa, papa Francesco sferzò la Cisl a lasciare posizioni comode e linguaggi simili a quelli della politica e a lottare contro ogni discriminazione, a essere sempre vicino agli ultimi. «Un sindacato – continua Rita Pavan – non può sedersi sugli allori, ma deve sempre “abitare le periferie” perché non c’è una buona società senza un buon sindacato».

Ed ecco il significato della visita a San Vittore. Il tema dell’incontro con gli ultimi è stato affrontato a livello teorico del segretario generale della Cisl Lombardia, Ugo Duci, seguita dall’intervento di Giacomo Costa, gesuita, direttore di Aggiornamenti Sociali, e di Ivo Lizzola, professore di Pedagogia sociale e della marginalità all’università di Bergamo. E poi da una tavola rotonda sul tema: «Per la persona per il lavoro»: l’azione categoriale, dei servizi e confederale della Cisl per l’innovazione del sindacato e la rappresentanza degli «esclusi».

Il consiglio generale è stato però anche un’occasione per incontrare il mondo del carcere che è sempre un ambiente particolare. La visita richiede procedura rigorose e controlli severi. «Avevo già avuto occasione di visitare il penitenziario negli anni Ottanta e Novanta – osserva Rita Pavan -. Allora avevo incontrato i carcerati in speciali occasioni organizzate dal sindacato. Questa volta non abbiamo visitato il carcere, ma ne abbiamo vissuto ugualmente il clima».

I sindacalisti hanno infatti incontrato un detenuto che ha parlato loro dei problemi della detenzione. «È stato un intervento breve, ma toccante – conclude Rita Pavan -. Ci ha raccontato di come in carcere ci siano molte attività che aiutano i detenuti a impiegare in modo proficuo il tempo e a costruirsi alternative alla delinquenza. Il problema sono le difficoltà una volta usciti. Non c’è lavoro. Spesso gli ex carcerati sono discriminati. Il rischio di ricadere nelle vecchie abitudini è reale. Parole che ci hanno interrogato profondamente sul nostro ruolo e sull’impegno a favore degli ultimi».