Rsa, personale a rischio cig

Da eroi a vittime. È questa la triste parabola che rischiano di percorrere gli operatori delle Rsa. Una strada che può portare alla cassa integrazione. Ma andiamo con ordine. Nei momenti clou dell’epidemia hanno fronteggiato in prima linea il virus e, pur rischiano la salute, hanno contribuito ad attutire l’impatto della pandemia.

Ora però si trovano in una situazione paradossale. In moltissime case di riposo, a causa del coronavirus o per le normali dinamiche sanitarie, molti pazienti sono mancati. Allo stesso tempo, proprio per evitare i contagi o perché con il lockdown le famiglie si sono prese cura dei nonnini, nella strutture non sono state più ammesse o sono state ammesse in misura inferiore nuove persone.

«Prima dell’emergenza – spiega Francesco Barazzetta, Fisascat Cisl Mbl -, ogni struttura aveva un determinato organico i cui costi erano coperti in parte dalle rette e in parte dal contributo regionale. Quest’ultimo è erogato in base ai servizi che vengono offerti agli ospiti. Ma se il numero di ospiti diminuisce e con essi i servizi a loro offerti? Il rischio è che non ci siano le risorse necessarie».

Di fronte a questo calo di risorse disponibili le alternative sono due: l’aumento della retta per i pazienti oppure il ricorso agli ammortizzatori sociali. «Gli operatori – continua Barazzetta – sono quindi passati dall’esaltazione mediatica che li ha eletti a eroi di questa epidemia al rischio di pagare con la messa in cassa integrazione dalle case di riposo. Una situazione che temiamo si proporrà nelle prossime settimane. Noi continueremo a monitorare la situazione stando vicino ai lavoratori e alle lavoratrici e creando i presupposti per tutelarle come devono per il grande servizio che hanno offerto agli anziani e alla società».

In una situazione simile si trovano anche i lavoratori delle cooperative che offrono i servizi educativi e di sostegno alle scuole. «Sospese le lezioni – conclude Barazzetta -, si sono trovati senza lavoro. Per fortuna è stato possibile fare ricorso agli ammortizzatori sociali che, il primo mese, sono stati anticipati loro dai datori di lavoro. Ora, però, molti Comuni hanno rivisto o congelato i canoni di appalto. Le cooperative si trovano senza fondi e non possono anticipare i fondi ai lavoratori. Il rischio è che l’Inps impieghi molto tempo per smaltire le loro pratiche. E nel frattempo? La situazione è veramente delicata. Anche in questo caso cercheremo di stare vicino ai lavoratori cercando soluzioni che possano aiutarli a ridurre l’impatto di queste decisioni da parte degli enti locali».