Di Rsa si parla molto – giustamente – per segnalare presenza di focolai Covid-19, per immaginare come riavvicinare l’ospite con i propri famigliari, per denunciare carenza di organici e di figure professionali specifiche, per segnalare la predominante presenza di patologie sanitarie. Tutti problemi seri e reali, ovviamente, ma c’è un aspetto che si considera troppo poco e che il coronavirus ha ulteriormente aggravato. Si tratta della sostenibilità economica delle Rsa sulla quale, a partire dal Governo regionale, non vengono attivati sostegni e politiche adeguate.
Gli analisti del sociale concordano tutti sull’urgenza di strutturare sostegni al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, concordano sull’idea che si invecchia di più ma anche che si invecchia male. Ciò che si dice – sommessamente – è che questa situazione è sempre più sulle spalle delle famiglie, su cui gravano costi e responsabilità sempre più spesso insopportabili
Nel nostro territorio, proprio per l’abbandono della politica regionale, le nostre Rsa hanno dovuto «arrangiarsi» e non solo nella fase pandemica, fase nella quale tutti i costi Covid-19 sono stati caricati sulle spalle dei bilanci di ogni singola Rsa mettendo in forte fibrillazione la tenuta di tutto il sistema (solo il mese scorso e dopo forti pressioni anche nostre sono arrivati pochi aiuti).
L’assenza di una politica progettuale ha causato un aumento dei posti letto solventi di 548 unità, ovviamente a totale carico dell’utente ospite e ha determinato un aumento delle rette minime, passate da 63,46 euro a 70,83 in 5 anni.
Le Rsa hanno dovuto arrangiarsi anche sulle politiche relative al personale, esternalizzando e auto-finanziando formazione e ricerca di specialità. Oggi con il Covid-19 si è aggiunta la «fuga» di personale verso ospedali lasciando vuoti assistenziali.
Regione Lombardia, ma anche il sistema socio-sanitario nazionale, devono farsi carico di questo problema con una legge sulla non-autosufficienza finanziata adeguatamente, Noi, come sindacato, lo chiediamo da anni e oggi non è più derogabile.
Negli incontri che abbiamo avuto in questi mesi con i dirigenti delle Rsa del nostro territorio abbiamo registrato una preoccupazione e un affanno ai limiti del reggibile. Va riconosciuto lo sforzo che stanno facendo, ma il fai-da-te non sarà più sufficiente. O la politica si fa carico del problema, sostenendolo con risorse e scelte adeguate, oppure in un futuro non molto lontano saranno i potentati economici a entrare nel business dell’anziano, e questo si tradurrà in costi a carico delle famiglie, deregolamentazione, interventi solo se redditizi.
Noi non possiamo permetterlo e continueremo a dare voce a chi oggi non è ascoltato a partire dagli anziani e dalle loro famiglie
Giuseppe Saronni
Segretario Fnp Cisl Monza Brianza Lecco